Sono stato tra i primi a segnalare l’idiozia dei fan di Tartaglia, ora però mi tocca dire con parole semplici che non è accettabile la censura per il web a cui il governo sta già pensando. Ieri a Porta a porta pare abbiano detto che Tartaglia era «vicino ad ambienti dei social network» come un tempo si diceva dei centri sociali o dei gruppi extraparlamentari: come se si trattasse, cioè, di associazione politica eversiva (sarà per via dell’aggettivo social). Se qualcuno pensa di far ricadere l’episodio di domenica sulla libertà di comunicazione e di relazione in rete – che il governo B ha già cercato più volte di mettere in discussione – si sbaglia di grosso. Come si sbaglia chi pensa di oscurare tutti quelli che dissentono o contestano. Dicono che il ministro dell’Interno – che in altri Paesi dovrebbe spiegare perché la numerosa scorta a difesa del premier non sia riuscita a impedire l’attentato – sia già al lavoro per un “giro di vite” contro Facebook («misure che ci consentano di intervenire per porre fine a questo scempio»). Signor ministro, si fermi a riflettere. Perché ha ragione Ainis e le consiglio di leggere il suo editoriale di oggi.
Non facciamo ricadere su tutto il popolo dei navigatori le intemperanze di qualche marinaio. Anche perché sono molti di più quanti esecrano Tartaglia, rispetto ai suoi tifosi. Dopotutto l’antidoto agli abusi in Rete già viaggia sulla Rete, basta un clic.

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