Leggete Tito Boeri, oggi, su Repubblica.
Solo in Italia questi rischi – perdere il lavoro, trovarsi senza lavoro e senza alcun aiuto dello Stato, essere pagato molto poco, essere condannato a pensioni al di sotto della soglia di povertà, non ricevere formazione – sono tutti inesorabilmente concentrati sui giovani. È un problema e che è stato sin qui colpevolmente ignorato dal governo, convinto che i costi sociali della crisi tra i giovani fossero marginali perché sono comunque aiutati dalle loro famiglie. Si sbaglia perché la disoccupazione tra i giovani non è più solo tra chi è in attesa di entrare nel mercato e vive ancora coi genitori. Si tratta sempre più di persone che hanno perso un lavoro magari trovandosi a centinaia (migliaia nel caso dei lavoratori immigrati) di chilometri dalla loro famiglia.
Chi oggi vuole davvero affrontare i problemi di coesione sociale nel nostro Paese non può perciò continuare a ignorare i problemi dei giovani. Come può esserci coesione sociale in un Paese che non dà speranze ai giovani?
Vale la pena di ripeterlo: «Come può esserci coesione sociale in un Paese che non dà speranze ai giovani?».
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