Se ne discute da un po’ (in particolare attraverso le tesi sostenute dalla professoressa Margherita Raveraira, Università di Perugia), anche se non se n’è mai parlato sui principali organi d’informazione. Molti costituzionalisti sostengono che un terzo mandato consecutivo non sia possibile per i presidenti di Regione. Ovviamente, sto pensando a Formigoni. Incuriosito, ho chiesto un po’ di pareri alle persone più autorevoli, e così mi è stato risposto da Vittorio Angiolini, professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Milano.
Sino dal 2004, quando ancora non era concluso il primo mandato dei Presidenti eletti a suffragio universale e diretto, la legge statale (n. 165) ha stabilito, con precetto preciso e vincolante per le regioni, il divieto di tre consecutivi mandati. Essendo stato eletto già nel 2000 e nel 2005, Roberto Formigoni non è dunque più rieleggibile. Il sostenere che il mandato in corso nel 2004 non sarebbe computabile solo perché già iniziato al momento di entrata in vigore del divieto, come si vorrebbe fare per giustificare un’ ulteriore eventuale rielezione di Roberto Formigoni, non ha giustificazione. Non certo si tratta di garantire diritti o posizioni acquisite rispetto al sopraggiungere imprevisto o imprevedibile di nuovi vincoli per la copertura di cariche politiche; giacché sino dal 2004, e dunque con anticipo più che congruo rispetto al sopraggiungere del nuovo limite, Formigoni è a conoscenza del divieto di una terza rielezione a suffragio diretto ed universale. E si aggiunga che, avendo Formigoni espletato anche un terzo mandato in quanto indirettamente eletto dal Consiglio regionale (dal 1995 al 2000), posticipando al 2015 l’operatività del divieto stabilito sin dal 2004 gli si consentirebbe di restare in carica un ventennio. Con ciò il divieto di terzo mandato, che ha come scopo di evitare il formarsi di rendite politiche e di accumulo di potere personale da parte di chi troppo a lungo ricopra la carica di Presidente di Regione, non avrebbe più senso. La democrazia è fatta anche e soprattutto dal voto a maggioranza; ma, se quando si vota per determinare la maggioranza non si osservano le regole prestabilite per la correttezza della votazione, scompare ogni certezza sul fatto stesso che quella maggioranza sia autentica, e quindi democratica.
Ne parla anche Luca.
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