L’area Marino si è ritrovata a Orvieto, sabato e domenica. Un seminario di ottima qualità, un momento partecipato e appassionato, come sempre. C’è, però, un rischio evidente, di cui vi vorrei parlare: quello di fare una corrente, e personalmente sono da sempre contrario all’idea, anche perché ho attraversato l’Italia sostenendo che le correnti, a me, non piacciono e che preferisco il mare aperto (l’avevo ripetuto qui, alla fine del Congresso, in tempi molto sospetti). Mi spiegano che la si chiama ‘area’, e non ‘corrente’, ma non è certo con i nominalismi che ce la caveremo. Il pericolo è di erigere una terza piramide, dopo le altre due, un po’ come quella di Micerino: più piccola, forse più simpatica, però in tutto simile alle altre. Solo di dimensioni minori. La mozione Micerino. No, grazie. Allora per evitare che sia vissuta come una corrente o come una mozione che non smobilita e che, alla fine, cede alle logiche correntizie imposte da altri, vorrei interpretare l’appuntamento di Orvieto e il lavoro a venire come una pozione. Ovvero, come qualcosa che si mette nel ‘motore’ del Pd e lo fa funzionare. Che piuttosto che alle piramidi, grandi e piccole, si preoccupi di far parlare la Sfinge. Una Sfinge secolare (millenaria!) che a volte è tetragona, altre sembra sfarinarsi (come si sono sfarinati i due principali schieramenti congressuali, associazioni temporanee di imprese, come le ha definite qualcuno). C’è invece un punto da cui partire: Ignazio Marino ha ricordato come fossimo solo noi a parlare, inizialmente, di nucleare e a sostenere fortemente temi (vedi alla voce testamento biologico) che sono diventati patrimonio comune del Pd. Obama, ha ricordato Marino, ha tre priorità a cui non deroga mai. Ecco, facciamo così, precisiamo ancora le nostre tre priorità, sosteniamole dentro il Pd e nella società, pretendiamo che diventino patrimonio comune. E non deroghiamo allo stile che aveva portato alla costituzione del terzo ‘fronte’ congressuale. Quella pozione Marino che ha fatto bene al Pd, proprio perché cercava di parlare a tutti i suoi iscritti, senza rendite di posizione e poltrone da difendere. Cerchiamo di animare il dibattito, di creare salutari occasioni (e luoghi) di confronto e di farlo senza chiedere: «tu, al Congresso, che cosa hai votato?». Le piramide, imponenti, lasciamole ad altri, che si sono già organizzati in strutture, aree, fondazioni, polisportive e motoraduni e che preferiscono il sacello alla piazza. La Sfinge ha bisogno di noi, non dimentichiamolo.
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