Questa sera, alle ore 21, a Cesano Maderno, con Livia Turco, a parlare di immigrazione. Per l'occasione, dopo averne diffusamente parlato in Regione straniera, avere elaborato una parte del programma elettorale su questi temi (in una regione che non ha né un piano per l'immigrazione e l'integrazione, né un assessorato che se ne occupi specificamente), avere pubblicato un prontuario di risposta al razzismo e ai pregiudizi, ecco qui alcune proposte su immigrazione e cittadinanza che mettiamo a disposizione di tutti, per questa ultima settimana di campagna elettorale. Le proposte sono elaborate da Andrea Civati, Giuseppe Civati, Ilda Curti, Ernesto Ruffini.
Aumento delle risorse stanziate per la cooperazione internazionale, in particolare nei confronti dei Paesi di più alta emigrazione verso l’Italia, perché l’Italia torni a standard europei, risalendo una posizione in classifica che la vede all’ultimo posto.
Concessione agli stranieri regolarmente residenti della possibilità di chiedere la cittadinanza italiana dopo cinque anni, legando l’iter non solo alla conoscenza della lingua e della Costituzione, ma alle scelte di vita compiute – lavoro, casa, ricongiungimento familiare – che testimoniano un progetto che riguardi la loro permanenza nel nostro Paese.
Concessione della cittadinanza ai bambini nati in Italia, nonché riconoscimento della stessa cittadinanza anche ai bambini nati all’estero, ma che abbiano frequentato, in tutto o in parte, le scuole dell’obbligo in Italia.
Abrogazione del reato di immigrazione ingresso e soggiorno irregolari nel territorio dello Stato (c.d. reato di immigrazione clandestina previsto dall’art. art. 10 bis del D.lgs. n. 286/1998, introdotto dall’art. 1, comma 16 della legge 15 luglio 2009, n. 94). Come hanno già rilevato diverse Procure della Repubblica (tra le quali la Procura della Repubblica di Torino, la Procura della Repubblica di Agrigento, nonché gli stessi organi giudiziari delle stesse città), la figura di reato presenta diversi profili di incostituzionalità. In attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, sarebbe opportuno che la politica si riappropriasse del suo ruolo, abrogando la norma in questione, senza necessità che in sua assenza debba intervenire ancora una volta la magistratura.
Abrogazione dell’aggravante della clandestinità a carico dello straniero irregolare extracomunitario che commetta un reato durante la sua permanenza nel territorio italiano (art. 61, comma 1, n. 11 bis del codice penale, introdotto dalla legge n. 94/2009). In particolare, se a delinquere è un clandestino la pena prevista per il reato commesso deve essere aumentata di un terzo rispetto alla pena ordinariamente applicabile ai delinquenti italiani o comunque comunitari, in evidente violazione del principio costituzionale secondo cui siamo tutti uguali di fronte alla legge.
Attribuzione di specifici poteri di controllo agli ispettorati del lavoro finalizzati all’emersione del lavoro sommerso di stranieri irregolari, con l’introduzione dell’obbligo di regolarizzazione a carico del datore del lavoro e del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro allo straniero.
Tra i poteri già previsti agli ispettori del lavoro, ci sono quelli che vanno dalla diffida del datore di lavoro alla regolarizzazione delle inosservanze contestate (art. 13 del D.lgs. n. 124/2004), fino alla sospensione dell'attività imprenditoriale (art. 14 del D.lgs. n. 81/2008).
Occorre prevedere che l’ispettore del lavoro – o un’apposita sezione specializzata dei singoli ispettorati del lavoro – possa contestare specificamente anche lo sfruttamento del lavoro irregolare di stranieri privi del permesso di soggiorno, con l’ulteriore previsione della obbligatoria regolarizzazione del lavoratore e del lavoratore, al quale potrebbe essere concesso il permesso di soggiorno.
Introduzione di specifiche norme che garantiscano il rispetto delle norme sulla concorrenza, introducendo un’aggravante per il comportamento anticoncorrenziale dell’imprenditore che, alterando slealmente il regolare andamento del mercato del lavoro, utilizzi lavoratori stranieri irregolari per usufruire di manodopera ad un costo irrisorio, in forza del mancato pagamento dei contributi fiscali, previdenziali e della condizione di emarginazione e ricattabilità in cui versano gli stessi lavoratori.
Regolarizzazione a richiesta del datore di lavoro o del lavoratore straniero senza permesso di soggiorno del proprio rapporto di lavoro e rilascio del permesso di soggiorno. In particolare, si tratta di prevedere:
– sia la possibilità che il datore di lavoro faccia emergere dal sommerso il proprio dipendente straniero irregolare, al quale potrebbe essere concesso il permesso di soggiorno,
– sia la possibilità che il lavoratore denunci la propria condizione di lavoratore irregolare, ottenendo l’obbligatoria regolarizzazione del rapporto di lavoro da parte del proprio datore (al pari, ad esempio, di quello che accade in caso di registrazione di un contratto di locazione da parte del conduttore) e il permesso di soggiorno.
Al riguardo, si tratterebbe di un’applicazione estensiva dell’art. 40 del D.lgs. n. 286/1998 (Testo Unico sull’immigrazione), che già prevede un permesso di soggiorno speciale allo straniero irregolare, per partecipare a programmi di assistenza e di integrazione sociale.
In caso di licenziamento, lo straniero potrebbe non essere nella possibilità di farsi rinnovare il proprio permesso di soggiorno. Occorre, quindi, introdurre la possibilità del rinnovo del permesso di soggiorno, per un periodo di almeno dodici mesi, ai lavoratori stranieri licenziati che siano iscritti negli uffici di collocamento, confermando quindi la loro precisa volontà di lavorare in Italia.
Previsione di permessi di soggiorno temporanei rilasciati a stranieri che dimostrino particolari competenze professionali o scientifiche e che siano, quindi, in grado di contribuire al progresso economico e sociale del Paese.
Superamento del meccanismo dei “flussi”, che non è in alcun modo collegato alla reale esigenza di forza lavoro da parte del mercato italiano. Occorre iniziare un serio dibattito parlamentare per rivedere il nostro modo di concepire il fenomeno migratorio, introducendo strumenti più precisi di programmazione, al di là della perenne propaganda elettorale.
Una possibilità potrebbe essere quella di attribuire al Ministero degli Esteri la competenza:
– a ricevere le complessiva richiesta di forza lavoro di cui necessitano le singole imprese italiane,
– a ricevere, attraverso le ambasciate italiane nel mondo, le domande di ingresso per motivi di lavoro da parte degli stranieri, indipendentemente dalla loro nazionalità.
Ampliamento delle ipotesi dei c.d. ingressi fuori quota previsti dall’art. 27 del Testo Unico sull’immigrazione per un maggior numero di categorie di lavoratori.
Introduzione, per gli stranieri già residenti in Italia, della possibilità della conversione della tipologia di permesso di soggiorno da permesso di soggiorno per studio a permesso di soggiorno per motivi di lavoro, indipendentemente dalle quote di flussi previste.
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