Luca Bianchi e il caro amico Peppe Provenzano lo sanno. Ne scrivono in Ma il cielo è sempre più su? L’emigrazione meridionale ai tempi di Termini Imerese. Proposte di riscatto per una generazione sotto sequestro, Castelvecchi. Il libro è da leggere, insieme alle ultime ‘fatiche’ di Gianfranco Viesti, a cui ho già accennato. In particolare, vale la pena di fermarsi a p. 44:
Le regioni del Sud sono non solo mediamente più giovani, ma anche meno «vecchie» (il 38% della popolazione ha meno di trent’anni, contro una quota inferiore al 30% al Nord, mentre coloro che hanno più di sessantacinque anni pesano il 22% al Nord e il 17% nel Mezzogiorno).
Bianchi e Provenzano riprendono Livi Bacci, quando dice: «poiché i giovani sono pochi, logica vorrebbe che su di loro si investisse molto, assegnandogli maggiori responsabilità e funzioni di rilievo». Sono «scomparsi» o «sommersi» o «sequestrati» i giovani, soprattutto i giovani meridionali, costretti a emigrare e a ‘pendolare’ verso Nord, meno di un tempo, certamente, ma più di qualche anno fa e in condizioni di ancora maggiore incertezza.
Più che con «il partito del Sud», è il caso di confrontarsi allora con «i partiti dal Sud» e cercare di riscattare attraverso il cambiamento, la valutazione, la verifica dei risultati quelle «tracce» buone di «questione meridionale» che ancora sopravvivono nel dibattito pubblico nazionale. Senza che siano solo i pregiudizi a muoverci, senza che tutto si riduca ad una conclusione, per altro parecchio frequentata: il Sud è così, lasciamolo andare. Prima, leggiamo Bianchi e Provenzano. E poi parliamone. Un po’ meglio, se ci riusciamo.
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