Me lo chiedono in tanti. Che cosa fa il Pd sull’acqua? Il Pd accompagna la raccolta firme dei tre referendum e, al contempo, presenta una propria proposta di legge d’iniziativa popolare. Sarei stato per una soluzione più semplice: che si sostenessero i referendum e si precisasse la propria proposta in un breve documento, senza ‘duplicare’ la raccolta di firme. In ogni caso, la posizione c’è (o quasi). Si è costituita anche una rete di circoli che ‘spingono’ dalla base (la trovate qui) e alcune federazioni, come Monza e Pavia, per citarne solo due “dalle mie parti”, hanno promosso ufficialmente la raccolta di firme per i referendum.
P.S.: so che il referendum è uno strumento ‘pericoloso’, perché si rischia di non raggiungere il quorum. Segnalo però che sull’acqua un referendum ci sta tutto. E ‘serve’ ad alimentare un sentimento molto popolare nell’opinione pubblica e anche a responsabilizzare le forze politiche rappresentate in Parlamento. Lo spiega bene, come sempre, Stefano Rodotà:
Lo straordinario successo della raccolta delle firme per il referendum sull’acqua dovrebbe insegnare molto sul modo in cui si può costruire l’agenda politica. È affidata solo alle prepotenze della maggioranza e alle esitazioni dell’opposizione? Si risolve tutta nello spazio mediatico? O può essere anche il risultato di iniziative dei cittadini? La vicenda referendaria consente di rispondere in modo affermativo a quest´ultima domanda. Fino a ieri dell’acqua si discuteva, se ne occupavano benemeriti parlamentari, ma la politica era sostanzialmente disattenta, ignorava una legge d’iniziativa popolare firmata da quattrocentomila persone e venivano approvate norme senza una vera discussione pubblica. È bastato l’annuncio del referendum perché questo panorama cambiasse, non solo creando una grande mobilitazione, ma anche suscitando discussioni sui rischi del referendum e sulla necessità di seguire piuttosto la via parlamentare. Nell’agenda politica è comparso il tema, ineludibile, dell’acqua. Se senatori e deputati pensano che la via parlamentare sia la migliore, possono percorrerla e hanno tempo fino alla primavera del 2011, epoca in cui si dovrebbe andare a votare sul referendum. Ma sono stati i cittadini a dettare i tempi, e alle loro indicazioni i parlamentari non possono sottrarsi.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti