Dopo l’attacco (retorico) della scorsa settimana all’articolo 41 della Costituzione italiana, ora dobbiamo registrare l’attacco (effettivo) all’articolo 40, dedicato, come ognun sa (o dovrebbe sapere), al diritto di sciopero. Perché a Pomigliano di questo si tratta. «Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano»: a Pomigliano si fa negli accordi contrattuali. Con l’ovvia conseguenza che, se qualcuno avrà qualcosa da dire in proposito, si dovrà rivolgere alla magistratura ordinaria. E che nessuno ci venga più a parlare di art. 18, perché, a Pomigliano, e in Italia, con questo accordo ce lo siamo giocati.
Alla luce di un accordo comunque molto impegnativo e della necessità di mantenere a qualsiasi costo lo stabilimento a Pomigliano (sfida che mi pare sia stata raccolta con grande serietà da lavoratori e sindacati), le parole della Cgil sono chiare e semplici:
«Pensiamo che la Fiat debba ritirare quella parte delle proposte che va oltre i contratti e le leggi e che ha poco a che vedere con una trattativa per aumentare l’impiego degli impianti», ha detto Landini in una conferenza stampa. In particolare con le “clausole di esigibilità”, l’azienda chiede che le intese prevedano sanzioni per sindacati e singoli lavoratori che mettano in atto comportamenti (scioperi più o meno spontanei) «idonei a violare, in tutto o in parte e in misura significativa le clausole dell’accordo».
Il Pd ha così poco da dire su tutto questo? Inizio a temere che la sinistra sarà interpretata nei prossimi mesi (e gianfrancamente) dal subcomandante Montezemolo.
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