In un'intervista a Elisa Calessi (che, nonostante Libero, è molto attenta e corretta), dico queste cose:
A proposito del Nuovo Ulivo: Non sono tanto affezionato alle formule. E non credo sia utilissimo rievocare quelle che hanno quindici anni di vita. Se, invece, la proposta è di rafforzare un'alleanza con Vendola e Di Pietro per verificare la possibilità poi di estenderla, allora va bene.
A proposito di alleanze: Un concetto aberrante, quello di fare un'alleanza contro Berlusconi, ammesso che cada. Io dico: se cade, bisogna fare un'alleanza per andare oltre Berlusconi, che guardi all'Italia del futuro, non solo che ripercorra gli errori del centrosinistra, ripescando questo o quel soggetto. O affidandosi a curiosi distinguo. Perché non puoi dire: mi alleo, ma non partecipo al governo. Dev'essere proprio un'alleanza di governo.
A proposito di ricambio: La rottamazione avviene sulla capacità e sul merito, non sullo scontro vecchi-giovani. Matteo e io diciamo che non c'è solo chi ha governato una coalizione per tanti anni e continua a rileggere se stesso. Si può andare oltre. […] Io, per dire, difendo Bersani perché è il segretario, ma non l'eterno scontro Veltroni-D'Alema, che capisco sempre meno. Riguardo alla nostra capacità di assumerci responsabilità, Renzi è una dimostrazione. E non è solo.
Sulla caduta di Berlusconi: Cade Berlusconi e uno dovrebbe dire: "Festeggiamo!". Invece, quando sembrava che il governo fosse sul punto di cadere, eravamo tutti presi da alchimie: Tremonti sì o no, poi Fini come alleato, poi no, poi forse. Era il momento di uscire, la gente si aspetta che diciamo qualcosa.
A proposito di Vendola: Mi piace, copre bene l'arco a sinistra del Pd, tra l'altro provenendo dal Mezzogiorno che per noi è un problema visto che governiamo solo la Puglia. E lo fa con un linguaggio diverso, che se non fosse vissuto come un'offesa da alcuni nostri dirigenti, darebbe l'idea di uno schieramento vasto.
A proposito di linguaggio: Diciamo che ci vorrebbe una linea più contemporanea. Nello stile, nel linguaggio. I proverbi di Bersani, per dire, sono una delle cose che mi piacciono meno di lui. Io proporrei di girarli al futuro: "Tanto va la banda larga…" così, per cambiare un po'.
A proposito della leadership e del Pd: Non chiedo a Bersani di farsi da parte, chiedo a Bersani di rappresentare il vasto mondo che c'è nel Pd e intorno al Pd. Senza spaventarsi se arriva Vendola, senza arrabbiarsi se Veltroni scrive una lettera. Preoccupandosi piuttosto del fatto che in tanti parlano a vanvera di linea politica senza che, spesso, ci sia una parola chiara. I rottamatori non siamo noi che diciamo: "Ci vuole un altro pezzo", ma quelli che fanno gli esperimenti da laboratorio. Per cui una volta ci vuole Di Pietro, un'altra Fini o Casini, poi Diliberto. La gente va in confusione. E certe volte neanch'io capisco dove siamo e cosa vogliamo.
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