aolo per Andiamo Oltre ha redatto questo piccolo appello, da associare alla richiesta delle primarie di collegio per scegliere i parlamentari. Chi non legge, non sottoscrive e non diffonde, è un porcellum.
«Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati».
(Statuto del Partito Democratico, Articolo 22 – comma 2)
Il nostro Statuto rappresenta per il Partito Democratico ciò che la Costituzione è per il Paese: un documento fondativo che è stato scritto e sottoscritto da tutti noi con lo scopo di racchiudere i nostri valori e garantire regole democratiche valide per ogni suo iscritto. Per questo, di fronte agli scenari incerti che si sono aperti in questi mesi, Costituzione e Statuto rappresentano le uniche due possibili bussole in grado di orientare l'attività del Pd, la prima nei confronti del Paese e la seconda al suo interno. E' quindi con grande sconcerto che assistiamo al ripetersi di divisioni e personalismi i quali, nel migliore dei casi, piegano le regole a seconda delle convenienze, ma più spesso le ignorano del tutto. Sentendo le tesi che animano il dibattito viene da chiedersi: il rispetto per lo Statuto vale soltanto per alcuni articoli (vedi la questione del Segretario come solo possibile candidato premier) o per tutti?
Quello stesso Statuto dice anche, infatti, che «non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati»(articolo 22, comma 2). La presenza di questo concetto nel nostro documento fondativo non è casuale, serve a garantire il ricambio delle classi dirigenti e se venisse ignorato non farebbe che delegittimare il partito stesso e le sue regole. Invece, fino a questo momento, il Partito Democratico è sembrato esser fatto più di deroghe che di regole, ed è per questo che non sono più giustificabili le troppe eccezioni ad personam, né è proponibile la scappatoia per cui i mandati – che debbono essere tre in tutto, e non tre per ogni carica a cui si accede – andrebbero contati a partire dall'anno di fondazione del Pd. Ognuno di noi si impegna nel partito a vari livelli, con incarichi di responsabilità o con la semplice militanza di base: ognuno disposto a lavorare con lealtà a sostegno di chi il Partito stesso, a norma di Statuto, andrà a rappresentarlo, sia a livello nazionale che locale.
L'attuale dirigenza del Pd deve a tutti i suoi iscritti – insieme all'impegno di garantire primarie di collegio per Camera e Senato (articolo 18, comma 9), a prescindere dal sistema elettorale in vigore – una risposta chiara e un'applicazione trasparente del limite dei tre mandati, e lo deve fare ora per lanciare un segnale inequivocabile sulla serietà con cui il partito agirà nel prossimo futuro. In caso contrario, quell'impegno di cui sopra verrà a mancare, e il danno per il Pd sarà incalcolabile.
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