Che quando diciamo «prima gli elettori», non intendiamo soltanto che si debbano fare le primarie per scegliere il leader, ma anche che si debbano creare le condizioni di un dibattito all'interno della coalizione che non è fatto solo di 'regole', ma di proposte politiche e di un progetto condiviso. Anche per questo abbiamo proposto un grande momento pubblico in cui discutere il nostro progetto per il Paese insieme ai nostri alleati (quelli che ci sono già e che vanno coinvolti e responsabilizzati, certamente) e insieme agli eventuali "nuovi amici" (sempre che amici lo siano davvero). Perché una coalizione non si costruisce con le interviste in cui ci si dà reciprocamente del cretino.

Che le primarie le vogliamo soprattutto per scegliere i parlamentari.

Che ci pare che anche le doparie, di cui parla oggi Repubblica ( ‎«le doparie sarebbero un sistema di sapienziale buonsenso democratico»), andrebbero prese in considerazione sul serio, perché sono previste dallo Statuto del Pd (che parla esplicitamente di referendum tra gli iscritti al partito: art. 28, che dice: «Il referendum interno può essere indetto su qualsiasi tematica relativa alla politica ed all’organizzazione del Partito Democratico».).

Che insomma, non ci piace il Porcellum delle persone (nominate), né il Porcellum delle idee e delle scelte politiche, decise da caminetti e da cabine di regia, che spesso si esprimono diversamente da quanto promesso nel Congresso dello scorso anno.

Ci piacerebbe che il Pd facesse il Pd e coinvolgesse gli elettori. Che desse loro voce, occasioni di confronto e di dibattito. E che la scelta della segreteria fosse proposta, non imposta a un elettorato sempre più provato.

Ecco che cosa intendiamo quando parliamo di difesa delle primarie.

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