Sul berlusconismo e, forse, sulla società dello spettacolo e dei consumi. S'intitola L'umiltà del male. Franco Cassano è il suo autore. Lo pubblica Laterza. Parla del Grande Inquisitore e del suo soliloquio, ma sotto sotto parla anche di noi:

Il Grande Inquisitore vince perché è un profondo conoscitore degli uomini. Alla ferocia, alla condanna al rogo degli eretici, egli accompagna una grande duttilità e sagacia: non va allo scontro diretto con i «santi», ma lavora ad isolarli da tutti gli altri e, invece di combatterne le debolezze, le riconosce e le coltiva, consapevole che esse costituiscono la fonte vera e solida del suo potere.

Se è il Grande Inquisitore è riuscito ad avvelenare i pozzi, questo è accaduto non solo per la sua potenza, ma anche perché il campo gli è stato lasciato libero dalla presunzione di quelli che nella Leggenda vengono chiamati i dodicimila santi, che misurano la loro tempra sfidando la solitudine e l'asprezza dei deserti.

Per contendere realmente con il Grande Inquisitore i dodicimila santi devono uscire dalla loro trincea etica, voltarsi all'indietro e confrontarsi con il loro avversario proprio sul terreno della debolezza dell'uomo.

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