Dal Corriere.
La cosa più paradossale, in questi giorni, è che i leghisti si lamentino delle «goliardate» e degli atteggiamenti da «squadristi» (così li hanno definiti) dei cittadini italiani che li hanno presi in giro o contestati nel giorno del 150°.
Proprio loro si offendono, loro che sono anni che si concedono provocazioni di ogni genere, che interrompono i lavori istituzionali (facendoci perdere tempo!) con le loro intemerate, con i loro simboli e con le loro bandierine.
Proprio loro stigmatizzano la retorica risorgimentale, loro che sono anni che la rovesciano, tra dichiarazioni di indipendenza, terre irredente, ampolle e riti ancestrali, sacri suoli e simboli dell'identità nazionale (quella che si sono inventati).
Proprio loro se la prendono per la festa dell'Unità, dopo aver santificato il capodanno celtico, preteso feste e sagre d'ogni tipo, sventolato bandiere commemorative della tradizione che si sono voluti attribuire, attendendo il risultato della prossima finale tra Padania e Regno delle Due Sicilie della Viva World Cup.
Proprio loro non sopportano le coccarde, loro che girano coccardati tutto l'anno, con quel verde che sbatte (e che sbattono in faccia ai loro avversari).
Proprio loro se la prendono se si commemora Mazzini, perché Cattaneo, invece, è un'altra cosa.
Proprio loro protestano, loro che protestano da sempre, contro se stessi e i governi di cui, da sempre, fanno parte.
Proprio loro.
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