E il «miserabile» Formigoni dovrebbe spiegarci che cosa pensa della 'ndrangheta, dei suoi (e nostri) colleghi citati nelle conversazioni dei boss, della corruzione e degli affari di un suo assessore che ora nessuno cita più, del direttore sanitario dell'Asl di Pavia che risulta essere uno dei punti di riferimento della criminalità organizzata, di un suo ex-assessore all'ambiente pluri-indagato e pluri-citato in ogni ordine di inchiesta che tutti dicono essere un suo fedelissimo, delle bonifiche che un noto imprenditore legato a Comunione e Liberazione non ha mai portato a termine.
Formigoni dice che la Lombardia non è mafiosa, ma è la regione più attaccata dalla mafia. Un argomento che forse poteva valere qualche decennio fa. Perché nel frattempo qualcuno, invece di parare l'attacco, invece di prendere le giuste misure a certi fenomeni criminali, ha avuto modo di 'partecipare', chi con il silenzio, chi con il coinvolgimento diretto, chi scambiando voti, chi facendo favori. Anche tra il ceto politico che regge la sua giunta. Anche nelle amministrazioni locali, anche in realtà che Formigoni conosce benissimo, come Buccinasco e Desio.
Perché siamo un po' stanchi del suo umorismo da quattro soldi. E di droga forse è il caso di parlare con un po' più di sobrietà. Soprattutto a Milano. Perché droga e 'ndrangheta, caro Formigoni, si trovano proprio a Milano. Dove ci sono i soldi. Dei lombardi. E, da molti anni, senza che lei ne facesse un tema politico, anche della malavita.
Perché la 'ndrangheta diviene tema politico ora, solo per difendersi dalle accuse di un collega. Senza rendersi conto che, negando la verità, si difende anche qualcos'altro, come sa chi di questi temi si occupa, in Lombardia, da tanto tempo.
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