Lo aveva detto Veltroni, lo ha ribadito ieri Bersani. Il Pd è il più grande partito ambientalista d'Italia (e d'Europa, già che ci siamo). E, allora, per passare dagli slogan ai fatti, è il caso che il Pd – dopo gli innumerevoli pasticci nel prendere le misure ai referendum sull'acqua – si esprima per i due sì all'acqua pubblica e per il sì che tiene lontano il nucleare dal nostro Paese.
E siccome è il più grande partito ambientalista, il Pd si faccia promotore di iniziative in cui i temi dei referendum siano affrontati e discussi. In tutta Italia, circolo per circolo. Perché il Pd, se vuole tornare a vincere, a veder crescere i propri iscritti e i propri elettori, a ritrovare una propria identità (o a trovarla per la prima volta), deve diventare uno spazio di discussione aperto e inclusivo, deve saper ospitare il dibattito all'interno del centrosinistra, deve dare voce ai movimenti senza confondersi con loro e in una sana distinzione dei ruoli.
Ci chiediamo da anni come possiamo uscire dall'agenda che B ci impone: abbiamo una piccola, grande occasione per farlo. E per discutere di temi che i nostri elettori sentono profondamente. Che riguardano la loro vita e il nostro futuro.
Acqua e energia, con le proposte che il Pd ha presentato in Parlamento, con la sfida di un servizio idrico efficiente e non scalabile e di un piano energetico compiuto e credibile. Senza perdere di vista il bene comune, neppure per un momento.
P.S.: e siccome ci sono le Amministrative, consiglio di aggiungere anche il consumo di suolo. Così, per cambiare, partendo dalle nostre città e dalle responsabilità che ciascuno di noi dovrebbe assumersi nei confronti del nostro paesaggio (e di quel poco che ne rimane).
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