Non è il derby del campionato di calcio, ma una sfida ancora più importante. Perché se B dovesse vincere a Milano e Napoli, sosterrebbe, con qualche ragione, di aver vinto anche l'edizione elettorale del 2011, al di là dei voti che il Pdl riuscirà a conservare (e pare che il calo sarà, in ogni caso, considerevole). Dopo un anno di delirio come quello appena trascorso, sarebbe incredibile, al di là dei voti di lista e al di là del fatto che, come ha ricordato Bersani in direzione nazionale, si tratta di elezioni amministrative, con dinamiche proprie e temi locali, che fanno riferimento al mandato amministrativo precedente, alla qualità della vita della città in cui si svolgono e dell'amministrazione che l'ha governata.
Da quando c'è B, lo sanno tutti, non si può mai dire di alcuna tornata elettorale che sia solo amministrativa. E il premier non vede l'ora di poter affermare di avere ancora il popolo italiano dalla sua parte e di procedere verso altri obiettivi (suoi personali, perché quelli del Paese sembrano interessare sempre meno l'attività sua e del suo governo).
Per questo motivo, è il caso che tutti gli indignati (legittimamente, sia chiaro) si diano da fare. L'indignazione, ci ricorda qualcuno, non basta. Nello stesso modo, è necessario che il Pd nazionale sostenga con tutto il cuore le due sfide principali, a Milano e a Napoli, dal momento che a Bologna e Torino i pronostici dicono centrosinistra. Senza avere paura di vincere, come sembra a volte di leggere in qualche dichiarazione dei nostri.
In più, dopo un anno di tentativi più o meno vani nel costruire un governo tecnico e una grande alleanza, sarebbe il caso di dimostrare che esiste la possibilità che tutti i non-berlusconiani votino per evitare che sia un berlusconiano a vincere. Sembra banale, ma con quello che sta succedendo in tante località italiane (dove le alleanze sono geneticamente modificate e difficilmente se ne trova una uguale all'altra), non si può proprio essere certi che le cose andranno così.
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