Il più grande investimento politico del gruppo dirigente del Pd degli ultimi mesi pare essersi definitivamente arenato.
Casini risponde a Veltroni con una battuta che fa pensare al nostro lungo corteggiamento, al limite dello stalking: «no, grazie, balliamo da soli» (criptocitazione, tra l'altro, del Veltroni del 2008). E fin qui, non è nemmeno una novità. Si tratta dell'eterno ritorno dell'uguale, sotto forma di intervista di un qualsiasi dirigente del Pd e della immediata replica del terzista di turno. Un genere letterario che è il contrario del giallo, perché si sa sempre come va a finire.
Quello che preoccupa di più (e che fa anche un po' incazzare, a dirla tutta) è che «il fronte non berlusconiano» di cui tutti straparlano da mesi non sembra tenere nemmeno a Milano, dove alcuni esponenti di Fli non fanno mistero di poter votare Moratti al secondo turno e l'Udc si sta muovendo, sottotraccia, in tutte le direzioni.
Da tempo registriamo il fallimento di ogni ipotesi di governo tecnico o di unità nazionale o di decantazione (ultima variazione sul tema), ma la cosa che sorprende oggi anche chi scrive, a un anno di distanza dalle prime fibrillazioni della maggioranza, è che non sembra possibile nemmeno mettersi tutti d'accordo che sarebbe meglio evitare che B e la sua candidata vincano a Milano, la piazza politica inevitabilmente più interessante dell'edizione elettorale 2011.
Come dire, ci abbiamo provato. E ci andata male. Anzi, peggio.
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