A grande richiesta (si fa per dire), tornano i FrecciaStronzi.
Il treno questa volta è un FrecciaBianca (un nome che nemmeno Jack London) diretto a Trieste. In ritardo, come sono (sempre) i FrecciaQualcosa che attraversano il FrecciaPaese.
Mentre il treno sfreccia (questa era facile), i viaggiatori conversano tutti al telefono, come sempre. In contemporanea. Scambiandosi le battute. Cioè, uno sembra che risponda all'altro. Sul serio. E forse è proprio così: cioè, dall'altra parte, in realtà, non c'è nessuno.
Anche l'italiano è lo stesso, uno strano gergo professional-cialtrone, per fare un po' i brillanti, mica che qualcuno non riesca a riconoscere lo straordinario talento di chi sta parlando. E anche i contenuti si assomigliano, perché sono le sei, e la giornata è dura per tutti. Già. E ciao, sto bene, anche se sono un po' stanco, però, ti dirò, non è che ci si può lamentare.
E invece sì.
Un avvocato di mezza età, dopo una chiacchierata monumentale, ad un certo punto cede. Esanime. Il giovane professionista mette in carica il suo BB perché «è scarico!», urla, cercando la comprensione degli astanti. Che lo squadrano senza pietà: mors tua, vita mea.
Alle loro spalle, un'estenuante trattativa di lavoro prosegue. Deve essere un satelittare, l'apparecchio del managerello che parla da ore, perché non cade la linea nemmeno quando il convoglio raggiunge l'immensa pianura, dopo Treviglio. Tutto il vagone è preoccupato: non si hanno più notizie di Franchetto, un tale di cui il professionista (in gessato, che ve lo dico a fare) parla diffusamente. Dove cavolo è Franchetto? Qualcuno è sul punto di alzarsi, per dare una mano nelle ricerche.
Nel frattempo, all'avvocato squilla un sms. Un altro, appena salito, ringrazia l'interlocutore di averlo contattato, perché avrebbe chiamato tra qualche minuto, appena posata la valigia. Una ragazza, in fondo, esclama, in un momento di occasionale silenzio: «Cipollino!».
Solo due signore si salvano. Al posto 46, c'è una signora con la Settimana enigmistica. La solutrice più che abile cerca di concentrarsi. Ma niente. Al posto 45, c'è un Amazon Kindle. Per leggere. E basta. E invece no. Anche qui c'è un telefono. E la signora risponde alla più fatidica delle domande, abbandonando il libro elettronico sul sedile:
«Dove sei?».
«In treno, amore».
La signora lo dice con un tono un po' sorpreso, quasi a significare: «sono in treno, dove vuoi che sia, non senti le telefonate sullo sfondo?». E dall'uomo che guardava telefonare i treni è veramente tutto. Adesso scendo. Devo fare una chiamata. Urgente.
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