Le proposte di Alesina e Giavazzi sono interessanti. Il contratto unico (nella formula di Tito Boeri e Pietro Garibaldi) che in questo blog si sostiene fin dalla sua pubblicazione. Il voto a sedici anni e il 'pensionamento' per chi ha incarichi di vertice. E poi l'idea di tassare il lavoratore con il crescere dell'età: idea non nuova, segnalo, perché due giovani ricercatori (appunto), Tommaso Nannicini e Filippo Taddei, ne avevano parlato qui.
Idea che serve a sbloccare le cose, con qualche criticità, perché forse andrebbe applicata all'anzianità contributiva, piuttosto che a un dato puramente anagrafico (cosa che vale, guarda un po', anche per le carriere politiche…). Perché una casalinga che inizia a lavorare a quarant'anni, per fare un esempio, deve avere gli stessi benefici fiscali di un giovanissimo al primo impiego.
Vale la pena di ricordare che tutto questo riguarda gli aspetti fiscali, non quelli contributivi.
Nel nostro piccolo Manifesto, d'altronde, si parla di una Free Tax Age per chi da giovane imprende o da meno giovane dà ai più giovani da lavorare. Ma si spiega anche che il problema è strutturale, di qualità degli investimenti e di sviluppo e di crescita del sistema.
La cosa da rilevare è però che tutti, ma proprio tutti, ormai puntano al superamento della precarietà, a un ripensamento della flessibilità, all'urgenza del tema dei giovani per questo Paese. Anche quelli che in questi anni hanno scritto cose molto diverse, sottovalutando clamorosamente il problema.
Le cose cambiano.
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