In Commissione Cultura è arrivato il progetto di legge numero 74, che trovate qui. Il titolo è: Esposizione del crocefisso negli edifici e nei locali degli immobili regionali. Il pdl è presentato dal gruppo della Lega.
La norma prevede quanto segue:
Per le finalità di cui all’articolo 1 della presente legge è fatto obbligo esporre l’immagine del crocifisso, o un’icona cattolica,In ogni edificio, nonché in ogni locale, degli immobili regionali di cui alla L.R. 2 dicembre 1994, n. 36 (amministrazione dei beni immobili regionali) come impiegati ai sensi del presente articolo.
Ovviamente, è prevista una sanzione per chi non espone il croficisso:
La mancata esposizione del crocifisso ai sensi dell’art. 2 comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 120,00 a euro 1200,00.
Il relatore, nel presentare il testo, ha fatto riferimento alla giurisprudenza italiana ed europea e al valore culturale del crocifisso, "simbolo della nostra civiltà, della nostra identità, della cultura e dei valori" delle nostre comunità.
I consiglieri della minoranza presenti in aula, tutti esponenti del Partito democratico, hanno commentato così.
Fabio Pizzul ha parlato di "grave imbarazzo" nei confronti del testo presentato e del fatto che la possibilità che il crocifisso sia esposto "non si traduce in un'imposizione". Da cristiano, ha poi spiegato che è sbagliato "spogliare il crocifisso dalla sua valenza fortemente religiosa". Il diritto di esporre il crocifisso, insomma, non comporta l'obbligo di esporlo.
Differenza tra esposizione e imposizione, verrebbe da dire.
Il consigliere del Pd Mario Barboni, dichiarandosi a sua volta credente, si è spinto di più, parlando di "mercificazione" del simbolo religioso.
Il vostro affezionatissimo ha preso la parola, dichiarandosi d'accordo con i colleghi democratici, per denunciare l'evidentissima strumentalità del progetto di legge e la certezza che, se approvato, sarebbe immediatamente impugnato, anche perché si basa sulla forzata e ingiustificata estensione della giurisprudenza richiamata nel progetto di legge, oltre che su una concezione delle istituzioni pubbliche che contrasta perfettamente con la laicità dello Stato, che garantisce ciascuno nella propria credenza religiosa (o che dovrebbe farlo), ma che non può imporre e sanzionare chi ne abbia di diverse o non ne abbia alcuna.
Ai leghisti è sfuggito, tra l'altro, che "imporre di esporre" il crocifisso è del tutto analogo a imporre di toglierlo.
Si è fatto notare che nemmeno il vandeano Formigoni in questi anni aveva mai pensato di collocare il crocifisso nell'aula consiliare del Pirellone.
Che ciascun consigliere, come gli altri 'dipendenti' della Regione, sarebbe obbligato a esporre il simbolo religioso, per via legislativa, al di là delle sue opinioni e della propria sensibilità, che attiene evidemente il "foro interno" di ciascuno.
Che le questioni di simile delicatezza non possono essere immiserite dalla sanzione di 120 euro, facendo torto a chi nel simbolo religioso si riconosce anche senza una legge che lo obblighi a farlo.
A quel punto, altri consiglieri (tra cui un leghista) hanno fatto notare che si potrebbero togliere l'obbligo e la conseguente sanzione, affermando comunque il principio, senza rendersi conto che una legge senza alcun obbligo è una vera e propria assurdità.
La presidente della commissione, consigliere leghista Ruffinelli, ha chiesto un supplemento di istruttoria, e la discussione riprenderà in un gruppo di lavoro già nel pomeriggio di oggi.
Se lo ritirassero, questo progetto di legge, sarebbe meglio per tutti. Credenti e laici, tutti, a parità di condizioni, cittadini della Regione Lombardia e dello Stato italiano.
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