Del ritorno al Mattarellum parlo da sempre (ne avevo parlato un anno fa qui, ad esempio, e come al solito nessuno mi aveva dato retta). Mi pareva la scelta più ovvia, fin dal 2006, quando eravamo al governo del Paese.

Ora leggo che alcuni parlamentari del Pd stanno preparando una proposta referendaria, contestata (nel metodo) da Bersani, che sostiene che il Pd non debba promuovere direttamente una campagna referendaria, ma solo sostenere le cause che provengono, in questo senso e con queste modalità, dalla società e dai cittadini.

Per altro, lo stesso Bersani, nei giorni scorsi, aveva vissuto con qualche imbarazzo quell'altra proposta referendaria, per un ritorno al proporzionale, promossa da Stefano Passigli e da altri (e pare apprezzata da D'Alema).

Nel merito, sono d'accordo, con quelli del Mattarellum. E preferisco il Mattarellum che già conosciamo al Mattarellum magiaro di cui si vocifera a Roma e che sarebbe alla base della famosa proposta di legge elettorale che il Pd aveva inteso condividere con il Terzo Polo (e forse anche con la Lega).

Ma, mi chiedo, di una proposta così delicata non era il caso di parlarne prima con il segretario e concordare una linea più precisa? Non facciamo la figura di quelli che si dividono puntualmente e soprattutto sulle questioni fondamentali? In tutto questo tempo, non si poteva fare una discussione più aperta sulla legge elettorale, al di là delle commissioni e dei caminetti (in cui si ritrovano proprio quelli che poi si dividono così platealmente)?

Il presidente del partito Rosy Bindi sembra essersi schierata e questo per Bersani non può essere una cosa di poco conto. E il fronte, alla fine, è ancora quello tra D'Alema e Veltroni, con Bersani in mezzo (altra cosa che ripeto da tempo).

Non ci si poteva comportare diversamente, come ricordavo anche nel corso del lungo inverno di politicismi e alchimie che abbiamo vissuto?

Lo so che sono domande retoriche, a questo punto, ma l'ho ripetuto anche nell'ultima direzione e lo scrivevo, appunto, un anno fa (e anche prima, e scusate se mi cito):

Da sempre sostenitore del modello kirghiso (scherzo), mi sottraggo alla brillante discussione avviata da D'Alema e subito sviluppata da Franceschini, rivisitata da Bindi e reinterpretata da altri ancora, a nome e per conto di tutti gli esponenti del pantheon democratico. Secondo me si deve ripartire, per sobrietà, dal mattarellum ed evitare uno spettacolo simile, che puntualmente i responsabilissimi dirigenti del Pd ripropongono agli incolpevoli (e attoniti) elettori. Poi se la prendono con Renzi che chiede la rottamazione: rottamazione con il doppio turno o alla tedesca? Già.

Quello che non hanno capito i nostri sempiterni leader è che di fronte a quello che sta accadendo – icasticamente rappresentato dalla tenda berbera con hostess e cavalli e carabinieri che rievocano Pastrengo (tutto vero) – ci vuole una rivoluzione. Sì, proprio una rivoluzione. Di fronte al crollo di questa Italia, non si può traccheggiare. Non ci si può abbandonare al politicismo. Non si può discutere come se il mondo si riducesse a tre palazzi romani e a due segreterie di partito. No, non si può. Non solo è sbagliato, è quasi immorale. Perché l'Italia può e deve essere meglio di così. E di fronte a quello che abbiamo visto negli ultimi vent'anni, bisogna esagerare. Dall'altra parte. Sognare qualcosa di nuovo, la notte, e, durante il giorno, saperlo spiegare con parole chiare.

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