Come ci auguriamo da un anno e passa, il segretario del Pd chiede elezioni immediate (ma anche il governo di transizione, almeno un po', perché non si sa mai).
Dice però una cosa importante e innovativa: va cambiato tutto il governo, non solo un pezzo. Né il premier, né il ministro dell'economia.
Ed è una bella novità: è dall'anno scorso che sentiamo ripetere, da parte degli strateghi del Pd (alle prese con tutte le soluzioni possibili e immaginabili di governo tecnico di transizione di unità nazionale costituente come un fronte di liberazione), che qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di B (anche un Tremonti premier, che oggi è invece dichiaratamente escluso).
Oggi invece si chiedono le elezioni, senza titubanze (o quasi), e si escludono del tutto (o quasi) le mitiche alchimie di palazzo, fino a qualche settimana fa molto popolari tra i dirigenti del centrosinistra.
Ecco, come già per le primarie (a lungo attaccate e ora riabilitate), come già per il Terzo Polo, le cose cambiano.
E ci si mette lungo la 'giusta' direzione, insomma. Solo qualche mese dopo.
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