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La rosa dei venti

Il vento non è generico. Il vento soffia in una direzione precisa. Quella del cambiamento. Il vento è una forza della natura, e come tale va rispettato. Ascoltato. Imbrigliato, se possibile: per prendere il largo, e per non farsi travolgere.

Si deve partire in ricognizione, guidati da una rosa dei venti che è anche una mappa dei movimenti che stanno attraversando il Paese, per analizzare le proposte e cercare di dare ad esse compiuta rappresentanza nel programma di governo del centrosinistra.

Il vento può diventare bufera, se la politica continuerà a sottovalutare l’indignazione che lo accompagna, o soffiare invano, se non si predisporranno quei mulini a vento necessari per raccogliere tutta questa energia rinnovabile.

Il vento, poi, può soffiare nel Pd, storicamente attraversato da correnti che lasciano dietro di sé un’aria viziata e scie politiche non sempre salutari. E il modo migliore per catturarlo nelle sue vele è di aprirsi alla bella stagione che soffia alle porte, quella della partecipazione, con il ricorso alle primarie per scegliere i parlamentari e la consultazione più ampia possibile degli elettori su tutte le questioni politiche.

Il vento, ancora, sposta le cose, e noi proveremo a spostare le tasse dal lavoro alle rendite, con soluzioni puntuali e analitiche. Rendendo gli immobili più mobili e premiando questi ultimi, per anni troppo trascurati e penalizzati dalle politiche di governo.

Il vento, infine, va riconosciuto: sia quando da Nord soffia una tramontana non leghista (o non più tale), sia quando da Sud lo scirocco può portare con sé qualcosa di buono, e non solo l’immagine decadente di un Mezzogiorno che non ha speranza.

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