La Provincia di Monza e della Brianza ha due anni di vita istituzionale, ma la sua giunta è già al terzo caso giudiziario. Un record mondiale.
La credibilità della stessa istituzione, che è una Provincia (di nuova formazione, oltretutto), è ulteriormente messa in discussione da questi episodi, a cui si accompagnano altre valutazioni di carattere politico: perché le figure di cui si parla, a cominciare dal vicepresidente della Provincia, hanno avuto più di un incarico amministrativo, in questi anni, e ruoli di decisione in ambito politico per la coalizione di maggioranza, sono stati consulenti in Regione, sono stati membri o assistenti delle giunte regionali di Formigoni, hanno lavorato come tecnici e come politici (i ruoli, in Brianza, sono interscambiabili) alle scelte urbanistiche dell'area e delle sue principali città (a cominciare da Monza, dove assessore all'urbanistica è stato, fino a poco tempo fa, un ministro del governo Berlusconi, molto influente).
Ci vorrebbe un atto di coraggio, un'assunzione di responsabilità. Come si faceva una volta. A prescindere dall'esito delle vicende giudiziarie, ci vorrebbe un gesto che dia dignità alle nostre istituzioni e al dibattito politico che in esse si dovrebbe sviluppare.
L'anno scorso lo chiedemmo per Desio, la cittadina al centro anche di quest'ultima storia politica, amministrativa e soprattutto giudiziaria. Reagirono male, dall'altra parte, ma poi le cose andarono come avevamo previsto.
Lo abbiamo sollecitato invano, in questi anni, in Regione, trovandoci di fronte un muro di indifferenza, rispetto alle questioni che ponevamo e alla loro delicatezza.
Lo abbiamo ripetuto, a proposito degli esponenti democratici coinvolti in vicende giudiziarie, che hanno opportunamente rinunciato al loro incarico.
Lo stesso dovrebbe accadere ora, anche a Monza, anche in Brianza. Prima che la Provincia esaurisca la considerazione dei cittadini che dovrebbe rappresentare. E, di fatto, si abolisca da sola.
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