Su Ciwati e nella Prossima Italia da tempo parliamo delle tasse sugli immobili e degli sgravi per lavoratori e imprese. Lo aveva spiegato Filippo Taddei alla Leopolda (peccato che il segretario non ci fosse…). Lo avevamo raccontato, approfondendo il tema, nel Manifesto del partito dei giovani. Lo abbiamo recentemente ripreso ad Albinea, parlando di passaggio dall’immobile al mobile.
Ora lo fanno tutti, tranne il governo, che farebbe qualsiasi cosa piuttosto che prendere di mira i patrimoni immobiliari e le rendite che ne conseguono. La patrimoniale è una parolaccia, mentre tassare i dipendenti è naturale. Anzi, automatico.

Eppure una misura che riguarda gli immobili è quello che ci vuole. Un intervento sui patrimoni, se non si vogliono prendere di mira quelli che Ricolfi, ieri, sulla Stampa ha chiamato produttori. Se non si vogliono mortificare i giovani e quelli che a diverso titolo investono e ci credono, ancora e nonostante tutto.

Una patrimoniale così concepita è equa:
– perché non può essere evasa da quelli che dichiarano redditi ridicoli, avendo accumulato grandi proprietà;
 
– perché inverte l’orientamento delle politiche fiscali di questo governo negli ultimi quindici anni, tese a favorire l’accumulazione, che in Italia ha superato per tasso di crescita quella di tutti i paesi industrializzati;
– perché pesa sulle generazioni che hanno accumulato e, quindi, libera risorse per quelle più giovani.

Dopo questa manovra, invece, il mattone sarà ancora più conveniente di prima e più competitivo rispetto a qualsiasi altro investimento. Pensate un po’ che rivoluzione.
E siccome siamo il Paese del sommerso e dell’evasione totale, sarebbe più facile e semplice prendersela con le terre emerse della cementificazione, dove il sommerso spesso risalta senza essere tassato da nessuno o quasi. Uno scudo fiscale fatto col cemento, che ovviamente il presidente delle mille ville (palazzinaro fin da giovane) non intende toccare.
Se, come dicono molti esperti, e molti commentatori affermano tra le righe, nemmeno questa seconda manovra è sufficiente e ce ne vorrà una terza, allora il premier dell’Ici abolita per i benestanti, delle rendite intoccabili, degli evasori blanditi e inevasi, dovrà mettere la patrimoniale. E sarà la sua fine. Ma forse il Paese potrà ripartire. E la ricchezza tornare a circolare e ad attraversare le generazioni.

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