La nuova manovra è già vecchia e superata sui giornali di questa mattina. Sembrano i ciak di un film senza plot. La prima non è mai buona. Nemmeno la seconda. Figuriamoci la terza. Anche la quarta, del resto.

Sta diventando sempre più difficile ricorrere agli avverbi latini, perché dopo il ter, i numerali sono complicati. Speriamo che al decies si fermino.

Dopo avere toccato tutti i punti possibili e immaginabili, il governo se l'è presa con il riscatto dell'anno di servizio militare e degli anni della laurea a fini pensionistici. Un'idea geniale, non c'è che dire: finalmente una riforma di quelle strutturali strutturali.

Per il resto, Arcore non è mai stata così lontana da Pontida, perché dei famosi proclami d'inizio estate ora non rimane nulla. Alla Lega non funziona più nemmeno la propaganda. «Chi tocca le pensioni, muore», si diceva. Infatti.

Dell'abolizione totale della provincie si discuterà per un secolo ancora. Della riduzione dei Comuni si è parlato come se fosse un passatempo. E in generale i numeri della manovra hanno accompagnato la nostra estate come un gigantesco sudoku, che non aveva però soluzione.

Alla fine delle riprese, ci ritroviamo con un impianto che non è sufficiente (passeremo al sexies, nelle prossime ore) e scenderà trionfalmente in campo l'aumento dell'Iva, che è probabilmente l'errore più grosso possibile.

Non tutto è perduto, però: la notizia di ieri è che siamo talmente male in arnese che forse protesteranno anche Cisl e Uil. Sarebbe un fatto epocale. Già.

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