Alemanno, che è il peggior sindaco di Roma fin dai tempi di Anco Marzio, dice che lui nel Pdl della Minetti non ci vuole stare più.
Ha certamente ragione e riceve i giusti applausi. Resta da capire, però, se il problema del Pdl sia solo la Minetti. Perché non lo è. E «il partito degli onesti» di Alfano, continua a essere il partito delle leggi ad personam (di Alfano, tra l'altro) e delle intercettazioni come priorità dell'iniziativa parlamentare.
Nel Pdl ci sono un sacco di cose che non vanno, a cominciare dal premier, ovviamente, che la Minetti la scelse perché era brava. Com'erano bravi tutti gli altri, quelli che riempiono più le cronache giudiziarie di quelle politiche. E che hanno rovinato il Paese, in questi anni, come è accaduto raramente negli ultimi secoli. Che ne hanno devastato la moralità, che hanno dato pessima prova di sé in ogni campo, dall'amministrazione alla relazione politica.
Il partito degli onesti è il partito che oggi scopre di avere votato (onestamente, s'intende) una legge elettorale immonda, di avere (con tutta l'onestà intellettuale di cui disponeva) minimizzato la crisi economica, di avere affrontato tutte le questioni che si è trovato di fronte, dall'Aquila a Napoli, dove l'onestà ce l'hanno messa Bertolaso e Cosentino, rispettivamente.
Certo, basta con la Minetti e con i listini bloccati, sia detto con tutta l'onestà del partito che dall'onestà prende il nome. Per tutto il resto, la prossima volta, c'è la scheda elettorale.
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