E La questione morale. E quell'intervista a Scalfari. Che Aliberti pubblica a trent'anni di distanza. E il passaggio più forte, per me, oltre a quello che troverete sulla quarta di copertina (e non ve lo dico, così andate in libreria e lo acquistate) è il seguente (si parla di partiti):
Sono macchine di potere che si muovono soltanto quando è in gioco il potere: seggi in comune, seggi in parlamento, governo centrale e governi locali, ministeri, sottosegretariati, assessorati, banche, enti. Se no, non si muovono. Quand'anche lo volessero, così come i partiti sono diventati oggi, non ne avrebbero più la capacità.
Ecco, per me questo è il punto. Dei punti. Ovvero, che la politica dovrebbe essere un'altra cosa, rispetto a quella che conosciamo. Non si scappa. Hai voglia a riaprire il dibattito di Gargonza, tra partiti e società civile.
La verità sta in queste poche righe:
I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni.
E, più o meno, basta così.
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