C'è un libro che secondo me dovreste leggere. Un libro che s'intitola proprio così, Controvento. Ci parla di un vero e proprio «tesoro» che il Sud non sa di avere. E se lo sa, si è accontentato di poco, molto poco. Ed è con un saggio che ha il passo del racconto, e del romanzo, che Antonello Caporale ricostruisce la corsa all'eolico, che ricorda il Paperone del Klondike. E tutti i nostri limiti.
«Lo Stato ha fatto fare affari. Non ne ha mai conclusi in conto proprio», nota Caporale, attraversando il Mezzogiorno da Ripabottoni a Girifalco. Al Comune che ospita le pale va una percentuale intorno all'1,5% del fatturato netto di energia venduta. Nell'Italia dei beni comuni un bel controsenso. Controvento. Per l'acqua, anche, con l'acqua minerale. Per il suolo, pure, consumato prima per e col cemento e, oggi, anche dai pannelli, che potrebbero trovare dimora sui tetti dei dodici milioni di abitazioni costruite dopo il 1960. E invece è più facile, veloce, furbo e remunerativo depositarli sul suolo agricolo.
E poi c'è il nostro provincialismo, la logica dell'emergenza, dei buchi da coprire. E ci sono Comuni troppo piccoli per poter «pensare in grande», in un contesto in cui si conoscono (e riconoscono, aggiunge Caporale) soltanto le «briciole». In un Paese in cui c'è pochissima programmazione, e molto fai da te. E la furbizia, che fa girare le pale. E meccanismi criminali, anche, che rendono le energie rinnovabili «energie pulite, ma anche un poco sporche».
Il libro di Caporale ha un merito, soprattutto. Quello di non confondere le cose, di non rifiutare le pale, come fanno in molti, perché sono oggetto di interessi sbagliati, ma di rifiutare il modo dissennato con il quale sono state collocate sul nostro territorio e, soprattutto, la mancata cura, anche economica, con cui lo si è fatto, privando intere comunità di grandi ricchezze e di straordinarie opportunità.
Se questo Paese vorrà cambiare, dovrà farlo proprio a partire da qui. Dal 'come' e dal 'dove' si fanno le cose, dall'eterno cui prodest? a cui in Italia si dà la stessa risposta da sempre. E dalle scelte di fondo, in campo economico e amministrativo, che non possono essere più rinviate.
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