Ieri, l'articolo del vostro affezionatissimo per l'Unità.

«Terra!» Questo deve essere il grido della nuova politica. All’orizzonte, affacciandoci alle finestre, vediamo quasi dappertutto un forsennato sfruttamento del territorio, che spesso è all’origine di fenomeni come quello che ha devastato il Levante ligure. Non è più possibile stare a guardare o prendere tempo. Chi ha responsabilità istituzionali deve agire, e subito. A Cassinetta di Lugagnano proprio oggi si radunano centinaia di persone per dire stop al consumo di suolo. Cittadini, amministratori, movimenti, anche locali, danno vita a una grande mobilitazione nazionale, in difesa del suolo, del paesaggio e anche del cibo e dell’agricoltura: un tema che, pensando all’Expo 2015 (se terrà fede ai suoi principi), ci parla anche della fame nel mondo e di come combatterla.

Il primo passo, a casa nostra, è mutuare quello che è stato fatto a Cassinetta, che ha varato il consumo zero di territorio, oppure Desio, in Brianza, che ha tagliato del 60% il cemento autorizzato dalla precedente amministrazione della destra, sfidando anche poteri forti e occulti.

Ora è la politica che si deve rendere conto che il contrasto del consumo di suolo e la difesa del paesaggio sono temi nazionali, di primaria rilevanza. A tutte le latitudini, perché anche quelli che si sono ripromessi di difendere il «sacro suolo», in questi anni, l’hanno cementificato, a cominciare da tutto quello che sta attorno al pratone di Pontida.

Servono prima di tutto piani territoriali di nuova generazione: bisogna dare regole, come quelle che propone Legambiente in Lombardia, con una legge di iniziativa popolare sostenuta dal Pd.

Vanno percorse strade alternative, che ci sono e che sono a portata di mano. E che passano dal recuperare il più possibile quello che c’è: dalle aree industriali dismesse ai centri storici che in molti comuni del nostro paese (non solo in Lombardia ma un po’ ovunque) sono abbandonati al proprio destino. Al censimento dello sfitto e a una nuova norma sugli oneri di urbanizzazione, che non possono essere utilizzati per coprire le spese correnti.

In molti casi si preferisce continuare su una strada insostenibile. Sempre in Brianza, provincia per certi versi dei record, più del 60% del territorio è coperto da case, capannoni, mega centri commerciali. Ma nonostante questo, il Comune di Monza (Lega-Pdl), sede ministeriale (!), ha dato il via libera a quattro milioni di metri cubi, anche in piena zona di esondazione del Lambro, nella pregiata area agricola della Cascinazza.

Per cambiare il Paese, bisogna cambiare lo sguardo su quello che ci circonda. Da Cassinetta di Lugagnano, dalla provincia profonda, arriva un messaggio che la politica deve raccogliere. Oggi o mai più.

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