Una cosa non mi va giù, e la dirò così: non si può dire che in questi vent’anni deliranti qualcuno non abbia provato a cambiare la direzione delle cose.
E non l’abbia fatto con coraggio.
Penso a Ciampi, penso a Prodi. E penso anche a Visco, che sembrava Henry, pioggia di sangue ma aveva provato a scardinare l’evasione fiscale come nemmeno questo governo si è dimostrato nelle condizioni di fare, pur avendo a disposizione l'”arma di fine di mondo”. Poi le cose si potevano gestire meglio, non c’è dubbio alcuno, però non si può nemmeno azzerare tutto il contatore.
Non è vero che nessuno abbia provato ad avvicinare l’Italia e l’Europa. Ed era altissimo il profilo, soprattutto del primo governo guidato da Prodi.
Quello che mancò a questi esecutivi era soprattutto una maggioranza compatta e consapevole del compito che si trovava ad assolvere. Ed è questa una verità dolorosa con la quale fare i conti e con la quale misurarsi, in vista delle scadenze elettorali che si approssimano.
Ma la destra che mette tutti sullo stesso piano, confidando in una sorta di chiamata in correità (che si traduce, calcisticamente, in un monumentale fallo di confusione), è strumentale più che mai. E qualcuno glielo dovrebbe sommessamente ricordare.
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