E il mondo fosse già finito lo scorso anno? Non fraintendetemi, e seguitemi, se vi va.

Dal momento che parliamo di fine del mondo, leggiamo insieme la fine di due libri che sono usciti recentemente. Che non invitano alla profezia, ma all’analisi e alla proposta.

Il primo dice così:

L’umanità potrebbe incorrere nell’errore del bruco. Questa umanità-bruco si trova nello stadio dell’uscita dalla crisalide, ma lamenta la propria scomparsa perché non presagisce la farfalla che sta per diventare. Potrebbe però accadere, viceversa, che noi confidiamo troppo nella tanto spesso citata speranza di cui parla Hölderlin, secondo il quale con i pericoli cresce anche ciò che salva. In questo caso verrebbe a mancare l’impulso necessario allo sforzo per diventare farfalla. Non oso tentare una risposta alla questione se la sociologia [ma vale un po’ per tutte le discipline] non si trovi a sua volta nello stadio dell’uscita dalla crisalide, non sia cioè un bruco che si sta trasformando in farfalla.

Ulrich Beck, Disuguaglianza senza confini, Laterza 2011, p. 57

Il secondo lo riecheggia:

Ormai è un cliché dire che gli ideogrammi cinesi per indicare la crisi riflettono i concetti di “pericolo” e “opportunità”. Il pericolo l’abbiamo visto. Resta da chiedersi se coglieremo l’occasione di ripristinare il nostro senso di equilibrio fra Stato e mercato, fra individualismo e comunità, fra uomo e natura, fra mezzi e fini. Ora abbiamo l’opportunità di creare un nuovo sistema finanziario che faccia quello che le persone si aspettano da un sistema finanziario; di realizzare un nuovo sistema economico che crei posti di lavoro significativi e decenti per chi ne ha bisogno, un sistema in cui il divario tra ricchi e poveri si assottigli, anziché ampliarsi; e, cosa più importante, abbiamo l’occasione di creare una nuova società in cui ogni individuo possa realizzare le proprie aspirazioni e potenzialità, in cui i cittadini condividano ideali e valori; una comunità che tratti il pianeta con il rispetto che, nel lungo periodo, esigerà sicuramente. Queste sono le opportunità. Il vero pericolo, adesso, è di non saperle cogliere.

Joseph E. Stiglitz, Bancarotta. L’economia globale in caduta libera, Einaudi 2010, pp. 425-426.

Ecco, come ha scritto una volta Rebecca Solnit, sono «cose ben più strane della fine del mondo» quelle che ci attendono.

E la fine di quel mondo c’è già stata e i Maya hanno solo sbagliato anno. E noi, che questo nuovo mondo già lo abitiamo, dobbiamo solo riconoscerlo, aprire gli occhi e guardarlo in modo diverso. Alzando lo sguardo, puntando ad una trasformazione nelle sue strutture profonde e cercando di aprire una nuova stagione in cui la politica sia – finalmente – nazionale e globale insieme. Una grande occasione per il bruco più fermo di tutti, che noi rappresentiamo alla perfezione. Se la politica sta cercando qualcosa da fare, soprattutto in Italia, è qui che la troverà.

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