Popolino legge Ichino e commenta:
L’azienda che un tempo l’economia classica criticava per essere impalpabile, da cui la differenza tra software e hardware, la Microsoft, nei soli Stati Uniti oggi impiega 37mila persone, senza contare l’indotto creato dall’assistenza e dai reparti IT di cui ogni azienda di dimensione almeno media deve dotarsi. Alla famosa – e famigerata – Foxconn, l’azienda cinese che produce per conto di Apple e di tutti i principali marchi di elettronica consumer del mondo, e che è comunque anch’essa altamente automatizzata, ogni giorno entrano in una sola delle sue fabbriche 330mila operai: un terzo di milione di persone, per dire. E di iPhone, solo nel 2011, ne sono stati venduti 37 milioni di pezzi, il 128 per cento in più rispetto al 2010. I dati di vendita delle Case automobilistiche, anche di quelle molto sane, sono tutti un po’ più relativi, nel migliore dei casi. In quelli peggiori segnano meno dieci, venti, trenta e anche quaranta per cento. Perché il mercato va così da tempo, e tutti sono d’accordo nel dire che non tornerà mai più ai livelli di una volta. Costruire auto belle e desiderabili, magari innovative e a basso impatto ambientale, aiuterebbe: ma è comunque una strada ripida, e per affrontarla non basterà la trazione integrale.
Riassumendo: modello industriale, automatizzazione, occupazione, trattamento salariale, analisi del prodotto e del mercato. Sono elementi che andrebbero messi in fila, e la cosa è del tutto evidente per qualsiasi osservatore anche poco informato: a maggior ragione dovrebbe esserlo per chi, in politica, ha scelto di occuparsi di lavoro e di industria.
Ed è questo, che intendevo dire: che girare intorno a un articolo dello statuto dei lavoratori, ammazzarsi nel dibattito se sia meglio averlo o non averlo in fabbriche che si fanno sempre più piccole, e che producono cose che vengono vendute sempre meno, ebbene tutto questo, rispetto alla complessità del problema, al mondo che ci circonda, a un futuro che è già presente quando non già passato prossimo, ecco, francamente è un po’ poco.
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