Leggete Maurizio Bettini, Contro le radici. Tradizione, identità e memoria, Il Mulino 2012.
A proposito dell’«idea che l’identità venga appunto dalla terra, il luogo in cui le radici affondano» (salvo per quella cosa che si chiama «ius soli», naturalmente), della costruzione (e ricostruzione, quasi sempre artificiale) della tradizione, e dei paradossi di alcune operazioni culturali a cui abbiamo assistito (un po’ troppo silenziosi, in verità) negli ultimi anni.
E a proposito di mitologie, simboli e soprattutto metafore, che non sono solo «ornamento», ma anche «potente strumento conoscitivo». E in questi anni ce ne siamo dimenticati.
Il paradigma metaforico arboricolo compare anche, sempre in prospettiva identitaria, nel manifesto educativo della scuola Bosina, un’istituzione di ispirazione leghista sorta anni fa in provincia di Varese. Citiamo solo un breve estratto:
Gli uomini sono come gli alberi, se non hanno radici sono foglie al vento e i bambini sono i semi che devono trovare il nutrimento dalla [sic] terra in cui vivono per diventare querce secolari, di quelle che affrontano le tempeste della vita rimanendo sempre salde [sic] al terreno.
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