Viene in mente quella battuta di Benigni in cui, giocando con le parole, si chiedeva all’Arcivescovado o dall’Arcivescovengo?
Perché nascono albe di speranza, progetti di partecipazione, piccole cellule, associazioni generose e gruppi sempre più forti nella società civilissima. Che fa da sola, perché non trova sponde, perché sola si sente, di fronte a una politica che fatica a capire. O che capisce benissimo.
La mia domanda di oggi, allora, a tutte e tutti, è: vado o vengo?
Il dilemma di Langer, lo chiamerei, pensando a quella volta in cui l’esponente verde (che in questi giorni di campagna elettorale è per me un pensiero costante, per mille motivi) si candidò segretario del Pds. Erano tempi simili a questi (ho detto simili, non uguali, ma le analogie, credetemi, si sprecano). E ci voleva coraggio. E non è che poi lo ascoltarono, ma la mossa era giusta. O lo sarebbe stata.
Luca lo ricordava qualche tempo fa.
Ecco, vorrei mi rispondeste: perché secondo me, lo so che ad alcuni sembrerà perfettamente assurdo, è il momento di entrare – in massa, e con un disegno ben preciso – nel Pd. Portandosi dietro la propria sigla, la propria campagna, la propria copertina di Linus (e lo dico con il rispetto che porto a Linus e soprattutto alla sua copertina) di valori e di ideali. E dare battaglia perché si affermi, attraverso il Pd e il centrosinistra, al governo del Paese.
Fossi in voi, in noi e anche in me, farei come Langer. E se tutti lo facessimo «nello stesso momento» (anche nella versione del «quando meno se l’aspettano«) sarebbe la rivoluzione.
Pensateci bene, e rispondetemi qui sotto. Le rivoluzioni nascono così: «cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio» (cit.). O proprio una mattina di «quel fantastico giovedì» che era un po’ di tempo che stavi aspettando.
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