Quando i commenti sono migliori dei post. Leggete Giovanni, che scrive da Bergamo:
Va fatto, si deve fare… ma è terribilmente difficile.
Abbiamo un po’ di esperienza; quella dello scorso congresso in cui il tentativo di aprire e ampliare la cerchi degli iscritti fu fatto tardivamente, con molta goffagine e troppa imprecisione. Anche per far le tessere ci sono regole da rispettare (per evitare in generale, non in questo caso, devianze).
E poi c’è un problema di fondo. Chi entra nel Pd deve passare attraverso le forche caudine del sistema. Intanto sopravvivere alle riunioni inutili e noiosissime. Piu’ seriamente viene prima ignorato, messo alla prova a colpi di salamelle e manifesti attaccati, e se sei autonomo e pensi con la tua testa, isolato.
Il ‘partito delle salamelle’ lo chiamo io. Quello in cui le idee si pesano dai chili di salamelle che negli anni hai arrostito alle feste (dell’Unità, per forza). Quello in cui se entri per dare un contributo ‘originale’ sei marchiato. E scopri a tue spese che certe Assemblee (statutarie), che certi consessi, sono spesso solo facciata tanto cara a vecchi militanti incalliti che (per lo piu’ in buona fede) si appassionano e si parlano addosso senza poter mai contare un tubo. Le decisioni tanto si prendono altrove. Nei grandi caminetti nazionali, nei piccoli focolari che ardono in ogni città.
Che poi, la ‘platea congressuale’, quella degli iscritti, è già ridotta allo zoccolo duro, a chi veramente ci crede fino in fondo e a chi nel sistema fino in fondo ci sguazza.
Per dire, quelli che si erano iscritti ‘per Marino’ tre anni fa, in buona parte, hanno retto uno, massimo due anni… poi sono scappati, ritirati a vita privata per lo piu’, non emigrati in altri partiti e movimenti. E non sempre per grandi questioni politiche quanto per sfinimento. Avviliti da un partito che anche nei suoi gangli periferici si avviluppa nei suoi riti sterili.
Insomma, BISOGNA FARLO. Non c’è alternativa.Non c’è mai stata una vera alternativa a ‘un’ partito autenticamente democratico e riformista. Al Pd che non è questo Pd e in cui tutti i tanti che sono fuori per sfiducia, disillusione o rabbia dovrebbero essere per cambiarlo. Per uscire dal culo di sacco in cui ci hanno portati, stretti diabolicamente fra Casini-Montezemolo da un lato e Di Pietro-Vendola dall’altro. Quando è evidente che è un’altra la strada, e che non passa da vecchie sigle, da vecchi rituali, da vecchie convenienze. Che non passa da convenienze e basta, ne vecchie ne nuove. E che non può nemmeno incominciare se non cambiano gli attori… tutti, tanti, anzi parecchi.
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