Matteo Renzi in un’intervista al Corriere dice che Bersani non è legittimato a candidarsi a premier, perché le primarie le abbiamo fatte nel 2009 e siamo nel 2013. Ed è cambiato il mondo.

Dice che ci vogliono primarie interne, di partito, e non di coalizione, e di fatto chiede quindi di scegliere una nuova guida per il Pd, non solo per il Paese. Un nuovo segretario-candidato premier, anche perché se Bersani le perdesse, ovviamente, non potrebbe continuare a fare il segretario.

Secondo lo Statuto del Pd e le nostre consuetudini, quella di Renzi è una richiesta che ha un sapore congressuale, quindi.

E secondo me, a questo punto, è il caso che ne discuta la direzione nazionale. La prossima settimana.

Per quanto mi riguarda, mi soffermerei su tre aspetti.

Il primo, avevo fatto notare ieri che le primarie erano scomparse dalle parole di Bersani (che però sosteneva, al contempo, che il candidato «tocca al Pd», pensando, immagino, a se stesso, anche se per l’ennesima volta non intendeva esplicitarlo). Per rimanere in metafora, Gorbaciov, insomma, sembra aver trovato oggi il suo Eltsin.

Il secondo, è che se si apre una stagione di questo tipo, non ci saranno ovviamente solo Bersani e Renzi, perché un Congresso è un Congresso. E abbiamo qualcosa da dire, come avevamo preannunciato.

La terza, infine, è che ci stavamo pensando in tanti, a questo passaggio delle primarie (unitamente a quello della coalizione da schierare, perché Casini se n’è andato, anche se gli strateghi non sembrano volersene fare una ragione): solo non avrei aperto il dibattito tra il primo e il secondo turno.

Perché mi piacerebbe che il Pd lo vincesse, il secondo turno delle elezioni.

Poi, “botte da orbi” (metafora influente). Una volta per tutte, però, perché poi si vota.

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