Marco Doria ne ha combinata un’altra delle sue. Ha scritto al candidato sindaco del M5S di Genova una lettera che consiglio a tutti i dichiaratori di professione che straparlano dai teleschermi. Lui è un fico, altro che storie. E si avvicina all’idea di politica che vorrei vedere affermarsi a livello nazionale, il prossimo anno.

Caro Putti, voglio complimentarmi per l’ottimo risultato che il Movimento 5 stelle ha ottenuto alle elezioni genovesi. Spero e credo di trovare in consiglio comunale, in lei e negli altri consiglieri del Movimento 5 stelle, interlocutori attenti e criticamente propositivi circa le scelte che si dovranno compiere nell’interesse della città. Voglio inoltre precisare che, in vista del ballottaggio e rispondendo a domanda su come mi sarei rivolto alle altre forze e in particolare al Movimento 5 stelle, non ho mai affermato quello che il Secolo XIX dell’8 maggio 2012 mi attribuisce virgolettata nel titolo di prima pagina (“Chiedo voti ai genovesi, non al comico”, frase che peraltro non compare nel testo dell’intervista). Ho smentito questa frase (vedi il Manifesto del 9 maggio 2012) che ritengo ineducata e offensiva nei confronti del leader di un Movimento cui devo il massimo rispetto. Ho semplicemente affermato una cosa ben diversa: che non chiedevo “apparentamenti” con alcuno parendomi strumenti di un vecchio modo di far politica e che mi rivolgevo ai genovesi che non mi avevano votato al primo turno perché valutassero le mie proposte e mi votassero al ballottaggio. Un cordiale saluto. Marco Doria.

P.S.: non ve l’ho ancora raccontato, perché mi sembrava una cosa delicata e forse riservata, ma poi quel pomeriggio di cui parlai tempo fa, con lui l’ho passato: è stato un incontro sorprendente, per me. E per un istante è tornata la voglia di fare politica ad un’altra velocità. E ad un altro livello.

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