Sembra di essere in quel romanzo, che si intitola Q. Che tutti hanno la loro setta, il loro movimento, la loro fede. E si ritengono irriducibili, nella loro enfatica predicazione.

Le gerarchie pontificie e democratiche si arroccano, e si chiudono in conclave. Non si sa bene chi abbia le chiavi, per altro. Forse il tesoriere?

Si parla di Vasto, che ormai è la Loreto delle sigle di partito, il santuario dell’alleanza stretta, in attesa che arrivi il deus ex machina. Anzi, ex Udc. Anzi, ex Dc. Che puntualmente non arriverà.

Si narra di indulgenze, di «deroghe», di «aggiustatine», mentre serve una potente riforma, prima che altri, con toni messianici, portino via i fedeli, soprattutto quelli non praticanti (e che non praticano dichiaratamente).

Dall’altra parte, qualcuno vagheggia il ritorno del Grande Inquisito, che dice «torno io», perché l’Angelino, mandato sulla terra, è ‘caduto’.

I magici del cerchio, nel frattempo, hanno perso il rituale, e non trovano più né il pratone, né il dolmen delle libertà.

Ecco, a chi ci chiede che cosa stiamo facendo e che cosa faremo nei prossimi mesi, questo stiamo cercando di fare. Con atteggiamento protestante e riformista, perché tutta questa energia e questa indignazione va portata al governo: in una prospettiva di governo, però. E con un centrosinistra contemporaneo e post conciliare.

Tra qualche ora sarà a disposizione come ebook il piccolo libro-manifesto-appello della Prossima Italia.

E il primo giorno di giugno sarà in tutte le librerie.

E partirà una campagna in cui cercheremo di promuovere il dibattito, attraverso la pubblicazione delle 10 cose da fare subito. Che in realtà sono molte di più, almeno venti, come le tesi tipo Wittenberg da affiggere ai portoni del Pd e del centrosinistra e, se vorrete, alle bacheche di Facebook.

E andremo dappertutto a parlarne, chiedendo il permesso, senza toni monumentali, ma con la fermezza di chi sa che ci sono delle condizioni imprescindibili per tornare a votare e ad appassionarci alla politica. E anche per vincere le elezioni, che non è un piccolo particolare.

‘Cose’ da commentare e criticare e rilanciare e retwittare, come già auspicavo qui, per inaugurare una stagione diversa.

Sarà una campagna estiva permanente ed effettiva, che svilupperemo insieme e a cui vi chiediamo di partecipare: non per salvare la chiesa, o per cercare un altro papa, ma per salvarci tutti quanti noi, cittadine e cittadini italiani. Il resto verrà di conseguenza.

Per farlo, è semplice. Per ora è sufficiente iscriversi al sito di Prossima Italia e pensare di spendere un euro per una delle cose da fare, in modo trasparente e rendicontato, senza lusi e senza ombre.

Le cose cambiano. Cambiandole.

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