Sono alcuni giovani esponenti del Pdl, tra Bologna e Pavia.
Parlano di formattare il Pdl, sulle orme della ‘rottamazione’ dell’altra parte politica.
C’è da lavorare parecchio, per il ricambio, in entrambi gli schieramenti.
A loro però tocca uno sforzo diverso e ancora maggiore.
Perché al Pdl serve una ristrutturazione che muove dal concetto stesso, mentre al Pd basterebbe (!) osservare le regole previste dal proprio statuto, come ripetiamo da anni.
Perché nel Pdl di giovani al governo ce n’erano parecchi, solo che erano scelti con modalità diverse dalla scelta dal basso (e non è una battuta maliziosa, pensando a B) che ormai auspicano tutti.
Perché la propensione per la giovinezza (primavera di bellezza) tipica della destra, non ha poi avuto alcun contenuto politico generazionale (anzi).
Perché lo stesso Alfano è stato scelto con la più classica delle cooptazioni. Che fa un po’ sorridere che debba poi sempre essere accompagnato dal genitore.
C’è però una nota di rammarico: che questo discorso sia arrivato così tardi.
Nel Pdl, tardissimo. Nel Pd, ci hanno preso in giro a lungo, ma ormai è un sentimento popolare, tanto che Matteo (nel senso di Orfini) dice le stesse cose che due anni da diceva Matteo (nel senso di Renzi). E non è evidentemente un problema di omonimia.
È un fatto politico: se si apre la Terza Repubblica, i suoi protagonisti non possono essere quelli che provengono non dico dalla Seconda, ma addirittura dalla Prima. E ciò vale, ahilui, anche per il nuovissimo Montezemolo. Che della classe dirigente di questo Paese fa parte da quando andavo al liceo.
E sono passati un po’ di anni.
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