Secondo me, è superare quell’atteggiamento insopportabile nei confronti di tutti i “volti nuovi” del Pd che, non appena dicono qualcosa, vengono folgorati.
Oggi leggiamo Eugenio Scalfari chiedere, senza mezzi termini, le dimissioni nei confronti degli esponenti della segreteria nazionale del Pd che hanno chiesto la fine della stagione del governo Monti. Posizioni che personalmente non condivido, ma che in segreteria nazionale si confrontano con quelle (troppo entusiastiche) espresse nei confronti del governo fin dalle sue origini, da parte di esponenti della segreteria nazionale che dicevano che addirittura, con l’avvento del governo Monti, sarebbe nato il Pd (in quel preciso momento). E che la lettera della Bce fosse tout court il nostro programma elettorale.
In segreteria e nel Pd, ci sono posizioni molto diverse, ed è ormai evidente a tutti. La cosa importante è che tutto questo si risolva in un dibattito, e non nella sua negazione. E in un confronto aperto e pubblico, da cui emerga una linea ragionata e consapevole. Una linea di governo. Questo, ma soprattutto il prossimo.
La responsabilità è, poi e semmai, del segretario, come cercavo di spiegare anche qui.
In ogni caso, la regola è sempre la stessa: prendersela con i ‘giovani’ (concetto relativo, valido solo perché abbiamo la classe dirigente più anziana del mondo) è più facile, evidentemente, che prendersela con i ‘sempiterni’. E a ogni ‘edizione’ è lecito attendersi qualche critica. Definitiva. E senza appello. Il che rende tutto quanto molto più difficile. E complicato.
Anzi, rende tutto quanto più uguale a se stesso. E a quello che vediamo da sempre.
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