Vi ricordate di Montesilvano? Mi ha scritto il segretario cittadino del Pd.
Ciao Pippo,
ho letto con grande sorpresa e piacere l’articolo sul tuo blog riguardante la mia città, Montesilvano, in cui sono stato negli ultimi anni segretario cittadino del Pd.
Hai scritto «L’Italia come Montesilvano»… bene. Dell’esperienza montesilvanese sottolineo due aspetti:
1. Le primarie sono uno strumento maggioritario: chi prende un voto in più vince. Possono essere però vittima di rigurgiti proporzionalisti, provenienti soprattutto chi ha memoria di prima repubblica. Non importa se non si hanno speranza di vittoria: l’importante è marcare presenza, circoscrivere la propria forza. E battere cassa. In un partito ancora idealmente fragile come il nostro, c’è terreno fertile per queste scorribande. Avere la forza “spersonalizzare” la sfida portarla sui temi è fondamentale.
2. A Montesilvano è accaduto che a ridosso delle primarie si è creduto di piegare la realtà al Pd, mentre è il Pd che, come ogni altro partito, dovrebbe leggere ed adattarsi alla realtà. La realtà è quella di una Città che dopo vicende salite alla ribalta nazionale (amministrazione di centrosinistra caduta per mano giudiziaria) e dopo cinque anni di disastroso malgoverno della destra chiedeva cambiamento e trasparenza.
Come spesso accade, qui a Montesilvano il Partito è andato avanti in maniera “unitaria” fin quando si è dovuto cimentare solo con la critica dell’Amministrazione uscente di centrodestra. Quando poi si è resa necessaria la costruzione di una proposta che scegliesse sulla prospettiva e sull’identità del partito, vale a dire alle primarie (in poi), sono emersi tutti i limiti di anni in cui si è evitato di fare i conti col suo passato e discutere anche di ciò che divide. Si è assistiti alla personalizzazione ed alla divisione, sono riemersi antichi sodalizi, si sono rimesse in moto vecchie relazioni politiche e le vecchie famiglie politiche che hanno messo in discussione la stessa identità distintiva del nostro partito: vale a dire il rinnovamento. Un quadro allo stesso tempo difficile e desolante per chi di quei vecchi sodalizi è anagraficamente estraneo, non ne voleva e non ne vuole far parte e per chi crede ad un’unica categoria, quella dei “democratici”.
Le primarie sono uno strumento straordinario che non sostituisce la costruzione di una linea Politica. Sono piuttosto una lente di ingrandimento che ne amplifica i pregi e ne evidenzia, drammaticamente, le mancanze. Possono costituire buona parte di una campagna elettorale, ma possono essere anche il cartellino rosso per classi dirigenti autoreferenziali.
In un quadro politico in cui i conservatorismi si insinuano più a sinistra che a destra, è l’unico strumento attualmente disponibile per far entrare aria nuova e rendere contendibile, in termini di idee e di uomini, il Partito e i Governi.
Se a Genova ed in Puglia, così come a Montesilvano, poi si vince non bisogna disperarsi ma accettare il risultato e presentare all’appuntamento successivo proposte politiche più in sintonia con i cittadini.
Hai ragione anche se, effettivamente, sembra una battuta di Crozza: parliamo al Paese partendo da cos’è accaduto a Montesilvano. Decidano i cittadini, senza barriere, senza finzioni.
Bersani avrebbe mezza vittoria in tasca se proponesse lui, prima di tutti, una sfida in campo aperto. L’altra mezza la conquisterà se ci garantirà che tutti coloro che sono stati Ministri con Prodi e D’Alema non lo saranno con lui e che verrà rispettato il vincolo sul numero di mandati stabilito dal nostro Statuto.
Un abbraccio e a presto,
Luigi Beccia
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