Sto scrivendo una ‘cosa’ sui rapporti tra la politica e la cosiddetta antipolitica, come la chiamano i politici, con particolare attenzione al M5S.

Mi sto facendo aiutare da persone che ne sanno, ma credo che questo sia il luogo migliore per aprire una discussione senza troppi giri di parole.

Credo che sia urgente (lo è da tempo, e da tempo mi ci dedico, nel mio piccolo) una riflessione sui motivi che portano molti a scegliere la via extraparlamentare (termine tecnico, per definire forze che non sono attualmente presenti in Parlamento) e altri a optare per un astensionismo sempre più consapevole e dichiarato.

Vi prego di commentare in modo analitico e di offrire a tutti strumenti di comprensione che ci aiutino a capire, senza insultare e senza lasciarsi andare a giudizi sbrigativi, perché penso che sia il momento di affrontare con civiltà la questione.

Il primo aspetto da bandire è lo snobismo di chi è convinto di saperla lunga (abbiamo visto come è andata a finire a Parma). Il secondo è quello di prendere per buone etichette che non servono più.

Piuttosto sarebbe auspicabile trovare le modalità più indicate per un confronto più stringente e più serio di quanto non sia avvenuto finora, come qualche tempo fa si è cercato di fare, in occasione dell’uscita del docufilm che ormai conoscete.

La politica è una ricerca e prima ancora delle risposte da dare sarebbe il caso di porsi le domande nel modo più corretto possibile.

Se vi va di partecipare, all’insegna di quel fico di Ulisse a cui mi sono spesso richiamato, siete i benvenuti.

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