Domani, a Napoli.

Antonio è ricercatore all’Università e spiega ai ragazzi di 20anni che bisogna investire sulla banda larga. Peppe ha preso in gestione un bene confiscato ai Casalesi e si è inventato una cucina in cui lavorano i ragazzi con disagio mentale. Astrid è tarantina, vive a Roma, ed è una precaria e combattiva archeologa freelance. Giuseppe è siciliano e lavora allo SVIMEZ. Tommaso studia da anni i fenomeni della rete e viene da Frattamaggiore. Gianluca e Paolo hanno creato dal nulla una piccola Silicon Valley a Santa Lucia. Emiliana è napoletana e ha preso una scopa in mano, insieme a tanti altri, e si è riappropriata di spazi pubblici degradati. Mila è palermitana, è un’attivista ed è un’insegnante appassionata. Edgar e Gianmarco sono imprenditori che partono dalla tradizione e puntano all’innovazione. Giuseppe Luigi è barese e ha vissuto la straordinaria esperienza della scuola di alta formazione Francesco Saverio Nitti. Antonella ha poco più di vent’anni e l’impegno politico è tra le priorità della sua vita.

Sono alcune delle storie che in questi primi mesi abbiamo raccontato attraverso il blog collettivo e meridionale GiùAlSud #queibraviragazzi. Un blog che è nato con la volontà di raccontare il Sud senza ipocrisie, senza compiacimento, senza piagnisteo. Un contenitore virtuale in cui raccogliere idee e proposte per un altro Sud possibile, consapevole, emancipato, libero. Perché la parola Sud viene digitata centinaia di migliaia di volte al minuto. Sui quotidiani, sui blog, sui diversi social network. E ogni volta che la si legge si ha come l’impressione che ve ne sia un abuso, inutile e il più delle volte dannoso. Raccontare il Mezzogiorno non è semplice. I rischi sono sempre gli stessi: oleografia, semplificazione, melodramma. Difficile, d’altronde, misurarsi con un luogo complesso, obliquo, fatto di incroci di parti di verità, perfettamente compatibili, molto spesso immutabili. Però al Paese che verrà, serve un racconto nuovo del Sud. Con senso di responsabilità e con ironia, senza compiacimenti, oltre i briganti e i gattopardi.

Qualche mese fa abbiamo avuto l’onore di pubblicare un post di Fabrizio Barca, Ministro per la Coesione Territoriale, in cui scriveva: raccontare la propria esperienza è di per sé un’esperienza: di razionalizzazione, di pensiero, di elaborazione. Il Sud ne ha bisogno per rappresentarsi meglio. Non meglio di ciò che è. Al contrario, ha bisogno di un racconto fedele, che pur con le sue luci e le sue ombre aiuti a capire. Capace di scuotere e di indirizzare la voglia di riscatto: perché il Sud non migliora, perché le esperienze positive non innescano un cambiamento strutturale, perché la trappola del sottosviluppo qui è così difficile da sradicare. E perché, nonostante ciò, talvolta, in molti “luoghi” le cose cambiano. Se quei bravi ragazzi che hanno deciso di raccontare con occhi nuovi il Sud in questo blog collettivo lo faranno con questo orientamento avranno l’ascolto del governo nazionale e mio personale.

Abbiamo colto l’invito del Ministro a raccontare con parole responsabili il Mezzogiorno. E non sulla rete. Per questo giovedì prossimo 28 giugno alle ore 16.00 alla facoltà di Scienze Politiche abbiamo organizzato un’assemblea con il Ministro Barca, che insieme a noi, a Marco Rossi-Doria e a Paola De Vivo incontrerà ed ascolterà alcuni interventi di una nuova ed emergente classe dirigente meridionale. Per ricavarne idee e proposte, e anche per riconoscere oltre la crisi i segnali di una rinascita meridionale.

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