Le cose sono chiare a tutti almeno fin da marzo di quest’anno, quando lanciammo la manifestazione Libera la sedia, in Piazza Lombardia.

Tra le tante ‘eccellenze’ della Regione, la legalità avrebbe dovuto essere al primo posto.

Il manifesto di allora vale anche oggi, come vale l’impegno che sottoscrivemmo allora per una lotta senza quartiere alla corruzione.

Vale quanto raccontato nel Libro grigio e quanto raccolto in questi mesi sul web nello spazio «Eccellente!» del Pd lombardo.

Quando ci si trova di fronte a un simile profluvio di inchieste, non è mai solo un fatto giudiziario: è un fatto politico, che riguarda la concezione stessa dell’attività amministrativa, la selezione del gruppo dirigente e la struttura del potere.

Lo abbiamo visto in Brianza, in provincia di Cremona, nella Sanità, lo abbiamo denunciato quando per la criminalità organizzata ci si offendeva, lo abbiamo fatto sottolineando che spesso le vicende criminali riguardavano l’ambiente e il territorio (rimarrà celebre, di questi anni, l’espressione «sicurezza del territorio»).

La Lombardia è la regione della concorrenza leale. E deve tornare ad esserlo anche l’istituzione che la governa. Perché il mercato è libero solo se le regole sono chiare, se non esistono clientele istituzionalizzate, se i servizi non sono gestiti a cerchi concentrici, dagli amici degli amici degli amici. Se non è necessario essere iscritti a questa o quella organizzazione per poter lavorare e fare impresa.

Lo stesso vale per la scelta delle persone che amministreranno. Lo slogan, in questo caso, è semplice: «facciamo le primarie, non i primari». I manager e i dirigenti li scegliamo sulla base di protocolli limpidi e di un merito che prescinde dall’appartenenza. Creiamo le condizioni per rendere più forti e meno numerose le imprese a partecipazione pubblica, così come i loro consigli di amministrazione.

E rendiamo tutto trasparente e accessibile, perché tutto ciò che vogliamo sia morale deve essere anche pubblico.

Per cambiare, sul versante della legalità e della trasparenza, gli strumenti ci sono (la Carta di Pisa, prima di tutto), ora è venuto il momento di assumerli come elemento costituente della prossima Lombardia. Questa sarebbe la vera eccellenza di cui abbiamo prima di tutto bisogno.

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