La Lombardia può diventare «il laboratorio del nuovo» anche per quanto riguarda i rifiuti, con il coinvolgimento degli enti locali e della popolazione, con obiettivi ambiziosi e una programmazione che sappia considerare fin da ora quello che accadrà nei prossimi dieci anni.

Non sono necessari ulteriori impianti di incenerimento, e in generale quelli che ci sono sono largamente sufficienti, soprattutto se si pensa ad un piano spinto sia per la riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte, sia per la raccolta differenziata, sia per l’adozione di nuove tecnologie, da sperimentare e verificare nel corso della prossima legislatura.

Non è necessario immaginare quindi di estendere il “fine vita” degli inceneritori più obsoleti, anche in virtù dello sviluppo di «società del riciclaggio», non nel senso a cui siamo stati ahinoi abituati, ma di un riciclo virtuoso, ovviamente. Più che di revamping, si potrà finalmente parlare di decommissioning.

Oltre a stabilizzare la quota dei rifiuti urbani pro capite al di sotto dei 500 kg per abitante, è necessario ridurre a meno di 150 kg pro capite la quota di rifiuti da inviare a smaltimento, prevedendo un ulteriore progressivo percorso di riduzione e forme di fiscalità ambientale che rendano, sia a livello di singolo cittadino che di comunità, più conveniente differenziare e recuperare rispetto allo smaltimento tout court.

recuperare terreno nelle province e nelle aree in cui la raccolta differenziata è al di sotto di una soglia accettabile, e premiare i sistemi territoriali capaci di sviluppare sistemi di recupero avanzati.

Si devono mutuare le migliori soluzioni a livello nazionale, a partire da Capannori e da Reggio Emilia.

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