Mattia Feltri adotta toni drammatici, tipo Sandy:
Preparate i sacchi di sabbia: il diluvio è appena cominciato. Il sindaco a Parma, il quindici per cento e primo partito di Sicilia sono stati niente perché è nei prossimi mesi che il Movimento 5 Stelle promette di far ballare tutti. Si rinnovano i consigli regionali del Molise ma soprattutto del Lazio e della Lombardia (forse il 27 gennaio), da dove il centrodestra esce dal governo dopo un finale imbarazzante, fra ostriche trangugiate, vacanze caraibiche, soprattutto fra predazioni furibonde e apparentamenti con la ’ndrangheta.
Subito dopo bisognerà eleggere il sindaco di Roma, nello stesso giorno in cui si voterà per le Politiche. Non c’è istituto demoscopico, come molti sanno, che a livello nazionale quoti sotto il venti per cento i grillini (siccome non amano essere chiamati così, propongono il terribile acronimo Am5s, attivisti eccetera, oppure “cittadini”). Sono percentuali su cui si trasecola e su cui si imbastiscono teorie sociologiche. Ma fin qui si è un po’ trascurato quello che rischia di succedere localmente.
Nella pagina accanto, sull’edizione di oggi della Stampa, cerco di spiegare che cosa si può fare, come già nel testo che ormai conoscete.
Perché sono fondamentali due cose, soprattutto: la scelta degli argomenti, da una parte, e dall’altra l’atteggiamento e l’approccio alla questione che ci è stata posta con forza, e non da ora, dagli elettori di tutte le estrazioni e di tutte le provenienze, politiche e geografiche.
Gli argomenti li conosciamo: riguardano la legalità, la trasparenza, l’ambiente, l’innovazione, il controllo da parte dei cittadini delle decisioni che i politici assumono, la finanza e la crisi economica. Temi che riguardano il M5S, ma anche l’astensionismo e l’indignazione, che sono categorie che non si risolvono semplicemente nel «fenomeno Grillo».
Come sempre, al centro ci sono fiducia e rappresentanza, che devono riguardare anche l’approccio da assumere nelle prossime settimane: è ora di piantarla con lo snobismo e con il fastidio da lesa maestà tipico di una certa politica, e rendersi disponibili a un confronto politico a tutto campo.
Perché oltre a cercare un candidato moderato, come molti sostengono anche per la Lombardia (un refrain antico, che di solito porta sfighissima), c’è da affrontare, ohibò, il tema del radicalismo. Che riguarda molti, quasi tutti.
Dialogo e confronto: a me è capitato, a Bergamo, quest’estate in un dibattito con gli esponenti del M5S, in occasione di una presentazione delle 10 cose. Mi rimproveravano l’assenza degli inceneritori, per loro decisiva e grave, ma alla fine sostenevano di essere d’accordo sul 95% delle questioni che sollevavo. E si dicevano fiduciosi di un cambiamento del Pd, a cui guardano – nonostante tutto – con attenzione, pensando al prossimo governo.
Non perdiamo questa occasione. Potrebbe essere l’ultima.
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