Chi frequenta questo blog conosce già la campagna «Diventare grandi», che promuove l’unione ‘spinta’ dei servizi tra i Comuni e la fusione dei Comuni più piccoli.
Trovate qui la rassegna delle puntate precedenti.
E mentre impazza il tormentone campanilistico in tutta Italia – memorabile, sulle pagine dei giornali di oggi, la disfida tra Alessandria e Asti – e l’accorpamento delle Province è stato pensato e realizzato in modo discutibile dall’alto (anche perché dal basso “campa cavallo”…), la prossima Lombardia sarà un laboratorio perché gli enti locali siano protagonisti di una stagione che metta al centro la qualità dei servizi ai cittadini, la riduzione degli sprechi, la possibilità di lavorare su scala sovracomunale in alcuni ambiti (come quello urbanistico, di cui abbiamo già parlato) e di ottimizzare le poche risorse che sono rimaste sul territorio.
Leggo che la Lega, vent’anni dopo, vorrebbe far ripartire la dinamica separatista del «padroni in casa nostra»: vorrei dire che loro, padroni in casa nostra, lo sono stati per qualche legislatura, a tutti i livelli. E le loro epocali riforme, che non sono riusciti a realizzare in questi anni, non capisco come potrebbero tornare in auge in una fase economica così difficile.
Più importante allora fare le cose serie, passo dopo passo, dal basso, appunto. Più di 1500 Comuni in Lombardia sono troppi, ma non è un’affermazione scontata che ci farà migliorare le cose: ciò che ci farà cambiare, in meglio, è un meccanismo premiale per chi ha il coraggio di mettere in discussione il particolarismo e di assumere fino in fondo la sfida di un mondo in trasformazione.
Diventare grandi, senza la grandeur di questi ultimi anni, senza le parole vuote scritte sui muri, senza le provocazioni quotidiani contro questo o contro quello, ma con il lavoro – molto lombardo – di chi sa che le cose si cambiano, cambiandole.
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