Se c’è una questione che è stata affrontata in modo ideologico, in questi anni, in Lombardia più che altrove, è la questione della famiglia. E degli stili di vita. E delle opportunità, per tutti, a prescindere dai propri usi e costumi.
La prossima Lombardia avrà a cuore la questione morale, quindi, ma non sarà una «Regione etica» nei confronti dei propri concittadini (e delle proprie concittadine). Perché la famiglia per prima è cambiata, profondamente, soprattutto nel Nord e soprattutto nell’area metropolitana milanese e nei capoluoghi di provincia. E perché forse sarebbe il caso di parlare di famiglie, al plurale (anche nel senso del pluralismo, per intenderci).
Parlare di famiglia tradizionale, in molti casi, è una forzatura, perché la famiglia conosce oggi declinazioni diverse: coppie separate e ricostituite, single con figli, coppie omosessuali, con molti fenomeni di pendolarismo, come li definisce Chiara Saraceno, nel suo ultimo libro, Coppie e famiglie. Non è questione di natura (Feltrinelli), in particolare alle pagine 58 e seguenti.
Una famiglia mobile e diversificata a cui guardare senza pregiudizi e senza pensare alla propria (con quel moralismo paternalistico spesso smentito dai fatti), ma a quelle degli altri e alle loro esigenze. Per offrire loro i servizi migliori e il corretto sostegno che contribuisca al miglioramento della vita di tutti, a cominciare dai figli. E dalle donne, che del carico familiare si assumono, ancora oggi, la più parte.
Perché è soprattutto quel punto di vista che ci interessa, se vogliamo rappresentare la società del 2013. E degli anni a venire.
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