Viviamo in una regione «sotto la polvere», una regione in cui, come risulta dall’ultimo censimento, si devono smaltire circa tre milioni di metri cubi di amianto, secondo una stima non ancora completa e riferita solo all’amianto visibile, quello dei tetti delle nostre case e dei nostri capannoni.
Viviamo in una regione dove ci sono decine e decine di siti da bonificare. Tra questi occorre segnalare la Fibronit di Broni in provincia di Pavia, considerato sito di interesse nazionale e priorità di carattere regionale. Un sito che con la Legge 179 del 2002 è stato riconosciuto come «sito da inserire all’interno del piano regionale di bonifica delle aree contaminate». Il sito di Broni è oggetto di un processo che si è aperto negli ultimi mesi a causa delle denunce dei familiari delle vittime e di molte associazioni che chiedono il risarcimento come è avvenuto a Casale Monferrato con una sentenza storica che per la prima volta ha salvaguardato pienamente i diritti dei lavoratori. Anche le istituzioni (regione, provincia e comune) si sono costituite parte civile.
Viviamo in una Regione dove ogni anno mediamente vengono diagnosticati circa trecentocinquanta casi di mesotelioma pleurico, tumore strettamente legato all’esposizione all’amianto, mentre almeno altrettanti sono i casi in cui le fibre di amianto determinano insorgenza di tumori ai polmoni e altre patologie
Anche grazie all’impegno e alla insistenza del gruppo del Pd, è stata recentemente approvata una nuova legge sull’amianto, una legge condivisa da un larghissimo fronte di associazioni ed enti che sono stati a lungo consultati in Commissione. Un testo che coniuga la questione sanitaria (effetti dell’amianto sulle persone) e la questione ambientale (bonifiche e smaltimenti):
Sulla questione sanitaria per la prima volta si costituisce un Fondo per le politiche di sostegno per i malati asbesto correlati; la Giunta è tenuta a individuare le aree di criticità per anomalie di morti e di ammalati asbesto correlati; i Dipartimenti oncologici provinciali (oltre alle Cliniche del Lavoro) vengono investiti direttamente della responsabilità dei percorsi di screening e di cura e si interviene su un problema di comunicazione tra Inail e Asl.
Sulla questione ambientale si rende per la prima volta obbligatorio il dichiarare, per il censimento, la presenza dell’amianto nei manufatti (chi non lo fa è sanzionato); si spinge sulla collaborazione tra Comuni, Province e Asl; sono previste le linee guida per le localizzazioni di discariche e la ricerca di tecnologie innovative per il suo smaltimento, oltre alle discariche in sicurezza; si prevedono agevolazioni di finanziamenti per la bonifica dei tetti e la loro sostituzione con tetti fotovoltaici.
Per andare ancora più in là, bisogna insistere nella richiesta di finanziamenti per le politiche di sostegno e per le bonifiche dei tetti; introdurre nelle linee guida un meccanismo che preveda discariche su bacini provinciali e non grandi discariche (lo abbiamo posto come problema, è anche condiviso ma non si è trovato il modo per superare la normativa vigente che considera l’amianto rifiuto speciale, a libero mercato non soggetto a pianificazione pubblica); chiedere, dopo l’obbligatorietà della denuncia dell’amianto presente, una graduale obbligatorietà della bonifica e dello smaltimento dello stesso (anche questo è stato posto, in parte condiviso, ma una sentenza contraria del Consiglio di Stato su una legge della Toscana, non lo ha al momento reso possibile); introdurre l’obbligo di certificazione amianto negli atti di compravendita e affitto immobili.
Da ultimo, promuovere i progetti sperimentali, come quello avviato dal Comune di Limbiate (Limbiate amianto free, lo trovate qui), perché mappatura e smaltimento dell’amianto possano essere affrontati non dai singoli cittadini, ma in forma associata, per ridurre costi e tempi degli interventi su scala locale. Un progetto pilota, che potrebbe essere esteso a tutti i siti da bonificare, con un grande sollievo per i cittadini, in un momento di crisi economica come l’attuale.
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